« That’s one small step for [a] man, but [a] giant leap for mankind ».
« Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità »
Queste le parole pronunciate da Neil Armstrong appena poggiò il piede sinistro sul suolo selenico, in una zona chiamata Mare Tranquillitatis (Mare della Tranquillità), il 21 luglio 1969.
Senz’ altro questa frase venne studiata a tavolino da esperti di comunicazione, lavoro tipico che svolge la NASA così come quello di qualsiasi altra agenzia spaziale. Si cerca di prevedere ogni minimo dettaglio, non solo ingegneristico o scientifico, ma anche di comunicazione.
Il comandante della spedizione, da quel momento in poi, sarebbe passato alla storia come “il primo uomo sulla Luna”.
Armstrong trascorse circa due ore e mezza sul suolo lunare dove, insieme al Pilota del modulo lunare Edwin E. Aldrin Jr, piantò la bandiera degli Stati Uniti, mentre Michael Collins, il Pilota del modulo di comando, rimase in orbita lunare pilotando quest’ultimo.Per esaltare la riuscita della missione gli astronauti riportarono migliaia di foto.
Ma andò veramente così?
Molte sono le teorie che si sono susseguite nel tempo, che hanno insinuato e continuano ad insinuare dei dubbi circa la veridicità di questo evento.
Nel maggio del 1961, l’allora Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, dichiarò che mandare un uomo nello spazio e farlo ritornare sano e salvo sulla Terra entro la fine di quel decennio sarebbe dovuto essere l’obiettivo primario degli USA.
In realtà, anche grazie agli studi condotti dall’Unione Sovietica nel ’59, risultava pressoché impossibile realizzare l’intento del Presidente, dato che gli USA dimostrarono di avere una tecnologia arcaica per poter portare a termine il Programma.
William Kaysing, che svolse un mandato dal 1957 al 1963 come direttore delle pubblicazioni tecniche per il Rocketdyne Research Department ed attualmente considerato come il precursore della teoria del complotto lunare grazie al suo libro “We never went to the Moon: America thirty bilion dollars swindle“, pubblicato nel 1976, sostenne che la NASA non poteva concretizzare il Progetto Apollo e che gli alti dirigenti ne erano consci. In uno studio svolto dalla Rocketdyne circa la possibilità di lanciare un uomo sulla Luna, la percentuale del successo risultò essere pari allo 0,0017%.
Le tesi del complotto lunare adducono a loro vantaggio innumerevoli incongruenze presenti nelle foto, e dettagli scientifici che difficilmente possono essere confutati: le foto riproducono un cielo privo di stelle; tutte le ombre fotografate divergono; nelle foto la bandiera è senza ombra e sventola (e ciò non è possibile a causa della mancanza di aria sul nostro satellite); sulla Luna esistono radiazioni e temperature letali per l’uomo. Questo fa pensare ad una ricostruzione in studio dell’allunaggio mediante l’ausilio di effetti speciali. Addirittura si pensa ad una collaborazione tra Stanley Kubrick e la NASA affinché girasse i vari filmati coadiuvato dalla sua esperienza nell’uso di effetti speciali.
Perché mettere in scena una vera e propria truffa sortita ai danni dell’intera umanità? Perché Kennedy s’impose ed impose quest’obiettivo? Mero amore per la scienza o ragioni economiche e politiche sottese nel Programma Apollo?
In realtà, negli anni Sessanta il mondo era nel pieno della Guerra Fredda. Gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica erano acerrimi nemici ed entrambe le super-potenze si contendevano la vittoria nella corsa alla conquista della Luna, obiettivo che avrebbe rappresentato un prestigio politico di grande portata e che avrebbe permesso ad una di queste potenze di prevaricare sull’altra. A tal proposito si è parlato di “Corsa allo spazio”.
La corsa allo spazio iniziò grazie ai Sovietici che inviarono nello spazio, nel 1957, Sputnik 1, il primo satellite artificiale orbitante attorno alla Terra. Inoltre l’Unione Sovietica tentò di spedire sulla Luna un cosmonauta, volendo bruciare sul tempo gli USA, ma il tentativo fallì per ben quattro volte. I Sovietici tennero segreto il fallimento e negarono di aver tentato di inviare un uomo sul nostro satellite.
La Corsa allo spazio venne vinta dagli Stati Uniti e questa vittoria rappresenta, tutt’ora, l’evento mediatico più grande e meglio allestito di tutti i tempi. Per la prima volta nella storia vengono utilizzati i mezzi di comunicazione di massa per annunciare al mondo intero, a mezzo di immagini che, com’è ovvio, raggiungono lo spettatore con una forza di suggestione molto più accentuata che non la parola scritta o il discorso verbale, la sconfitta dell’avversario politico, l’RKA, l’agenzia spaziale sovietica.
Nessun Commento