Ho deciso di rinchiudermi qui perché rappresenta un po’ la culla della vita.
È nato tutto per capriccio, da un desiderio vago di passione e voglia di allontanarmi.
Volevo osservare il mio popolo da lontano.
Poi mi sono resa conto di quanto ciò fosse una mera illusione.
Per capirli bene, questi napoletani, devi osservarli da vicino, studiare le rughe dei loro volti e capire che non sono dettate dall’età, ma dalle emozioni che vivono e che assorbono, come fossero spugne, come le pietre di cui sono costruite le loro dimore piccole e anguste e strette, tra strade senza sole.
Ci vivono, d’illusione.
Che domani possa andare meglio,
che la vita possa essere facile così,
che il loro vulcano resti addormentato per sempre,
che il sangue del loro santo si sciolga ogni anno,
che la musica possa cambiare le cose,
che il sole risolva le tragedie,
che il mare sia sempre calmo,
e che la vita non sia mai angusta.
A volte, mi sorprende la testardaggine che riversano nella speranza che il domani sia diverso.
Mi travesto da passante e osservo le ragazze camminare davanti le università e ascolto i loro pensieri sul futuro, sull’amore e sulla vita: sono anime infuocate, figlie di una sirena venuta a morire su queste coste.
Sono figli del Vesuvio, loro tutti, e lo sanno.
E lo accettano.
Ho spiato i loro sogni e c’è acqua dappertutto: mare salato e sole rovente, c’è pietra antica e antichi retaggi di popoli che neanche io ho conosciuto.
Oggi i miei pensieri sono disordinati, proprio come quelli di questi strani, affascinanti e miserabili napoletani: sporchi e puliti, disonesti e leali, generosi e mai avari, prede e cacciatori.
Resto qui, sulla punta del Vesuvio proprio per questo: c’è sempre da imparare, sempre da scoprire e decantare, c’è sempre qualcosa da ripudiare e criticare, da rivalutare e sistemare, c’è da illuminare e c’è da oscurare.
Il mondo intero, vive nell’illusione di poter dare un nome ed un volto unico all’ultima tribù rimasta al mondo, ma la verità è che questi Selvaggi, Figli di Vesuvio che mutò in vulcano per amore, non saranno mai domabili, mai dimenticabili, mai trascurabili.
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