Anche quest’anno, come ogni anno, verremmo travolti da migliaia di capitoni uccisi è solo per una arcaica ed insulsa tradizione.
Basta!
Dopo la campagna contro il festival della carne di cane di Yulin e quella alla caccia alle balene, bisogna richiamare alle luci della ribalta il problema del capitone.
Una strage inutile per un unico motivo “ma che vuoi? Quella poi è tradizione”.
Ma che tradizione è?
Non tutti sanno che il capitone è la femmina dell’anguilla (si ha un nome maschile ed invece è femmina, il contrario dell’anguilla che è il maschio) solo per questo dramma intrinseco nel suo non riconoscimento sessuale dovremmo già riflettere.
Tradizione e superstizione si incontrano sul capo del malcapitato pesce teleosteo, essendo l’animale più simile al serpente ma anche quello meno pericoloso, è stato scelto per rappresentare la sconfittadi Satana (rappresentato come serpente tentatore) e la nascita di Gesù.
Mangiare il capitone, uccidere il serpente, augurare per sé e i propri cari un nuovo anno lontano dal male.
Il consumo di questa portata è legato, quindi, ad un rito propiziatorio per il nuovo anno, e allora giù di botte secche al malcapitato pesce fluviale.
Fritto o arrostito con l’alloro non ha importanza, il capitone viene ucciso per un solo motivo “non può mancare”, “è tradizione” queste sono le voci che echeggiano nelle nostre cucine alla vigilia di Natale.
Ma è giusto?
NO! Sacrificare un animale solo ed esclusivamente perché si è sempre fatto, che poi questo capitone (diciamoci la verità) non è che piace tanto, è quello che resta sempre nel post cenone, che viene conservato sotto aceto e che ci viene riproposto almeno fino al pranzo del 30 dicembre.
Basta! Perché anche il capitone ha la mamma, anzi, il capitone è la mamma.
Perché salvarli?
Sono animali in via di estinzione, registrati nella Lista Rossa IUCN come “in pericolo critico”, sì! Si stanno estinguendo e poi voglio capire come facciamo quando non avremo più “pezzulli”? Andrà tutta l’umanità in malora?
Essendo un animale che resiste all’inquinamento spesso vengono pescati in fiumi dove, in teoria, non andresti neanche a immergere un mignolino, tipo il fiume Sarno.
Vengono alloggiate in vasche bianche e strette, ma strette, che manco uno stuzzicadenti ci sta, tipo metropolitana all’ora di punta.
Vengono conservate vive e decapitate da massaie senza scrupoli.
Sono grasse che veramente dopo tutto quello avete mangiato, anche per un briciolo di decenza, si potrebbero risparmiare.
Anche tu, dici no! Adotta un capitone, diffondi la campagna #savecapitone
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