‘Tommasì ma a te te piac ‘o presebbio? ’ .
‘Nun me piace’.
Al nennillo il presepe proprio non piaceva. Con ogni sorta di probabilità, a Tommasino mancava la maturità di apprezzare quei momenti di affettuosa complicità, intima condivisione, tra un genitore ed un figlio.
A Tommasino, al mattino, interessava la zuppa di latte di mammà, calda e sostanziosa. Mamma Concetta, regina del focolare, giocava il ruolo di mediatrice, tra un marito fedele visceralmente alle sue tradizioni e un figlio altrettanto alla sua gonnella, storcendo il naso a Lucariello con la tazza fumante tra le mani.
Eduardo de Filippo racconta così il Natale.
Quel bue e quell’asinello riscaldano la notte di una mamma, un papà ed un neonato. Questa l’immagine di famiglia di cui è rivendicata in Italia l’unicità.
Dal 1993 esiste in Italia la legge Mancino, dal nome dell’allora ministro dell’interno Nicola Mancino, la quale rappresenta lo strumento legislativo per condannare e punire i crimini d’odio. Essa, di fatti, è un grido che intende far tacere il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo. Ad oggi, Ivan Scalfarotto chiede di includere tra i reati generati dall’odio e consumati nella violenza, sia essa fisica o psicologica, quelli legati all’omofobia e alla transfobia.
Nell’assoluto silenzio, posti a due metri di distanza l’uno dall’altro, tenendo tra le mani un libro, un muro di persone occupa le piazze italiane con il duplice intento di scalfire le coscienze italiane e difendere la libertà d’opinione che Scalfarotto intenderebbe minare.
Le Sentinelle in piedi, che si professano gruppo apolitico e areligioso, sono afflitte dalla preoccupazione di non poter liberamente educare i loro figli a riconoscere in qualità di errori l’amore tra coppie gay e l’adozione di figli da parte di esse o delle coppie di fatto, sebbene etero, le unioni civili tutte, la fecondazione eterologa come possibile realizzazione del desiderio di avere un figlio nonostante i dispetti di madre natura. Manipolare la coscienza infantile o comunque tracciare netti confini tra le idee di giusto e sbagliato, che in qualità di astrazioni godono della possibilità di fluire e spesse volte confondersi al punto da giocare l’uno nel ruolo dell’altro, è la libertà di opinione che i suddetti non possono rinunciare. Esprimersi attraverso preconcetti e pregiudizi sarebbe quella libertà di espressione che Scalfarotto punirebbe con il carcere.
Ancora, un bambino nasce e cresce sano e con sani principi e un assicurato alto valore di moralità esclusivamente all’interno di un patto tra un uomo ed una donna, riconosciuti biologicamente genitori dello stesso, sancito davanti ad un dio.
La ‘Politica’ di Aristotele guarda alla famiglia come ad un microcosmo sociale e la definisce come aggregazione del tutto naturale all’interno della quale si sviluppa il rapporto tra i sessi e fra le generazioni. Essendo essa intesa come organismo di vita politica compiuto i ruoli sono ben definiti e determinati secondo l’idea del più forte comanda: mentre al vertice della piramide è posto il pater familias, il gentil sesso si occupa della casa e della crescita ed educazione dei figli, che ne rappresentano di fatti la base.
Aristotele ignora la possibilità di famiglie omosessuali in quanto parte dal presupposto che la famiglia si costituisca per intrinseco impulso naturale e punti alla procreazione, al contempo per la sua evidenza naturale non ne esclude la possibilità. Di certo non affronta il problema.
Ciò che è comunque chiaro è che la famiglia sia l’unità minima naturale dell’organismo società e che anzitutto preveda un’aggregazione tra due individui, i figli sono una scelta , un regalo scomodo oppure atteso del destino.
E’ indubbio anche che lo sviluppo e il modificarsi della famiglia proceda parallelamente a quelli della società e che entrambe reciprocamente si influenzino. Fattori esterni ne determinano il mutare essendo esse organismi dinamici. Basti pensare al ruolo della donna: dalle prime battaglie per il diritto allo studio, al voto, all’equa retribuzione salariale, ad oggi di strada ne ha fatta e sebbene ancora rivendichi a gran voce che il suo trattamento nell’ambito socio-lavorativo non sia determinato dall’etichetta ‘donna’, ha comunque rotto gli schemi procedendo in sempre più realtà da sola nella gestione della casa, crescita e sostentamento dei figli rendendosi indipendente.
I ruoli si stravolgono. Mariti disoccupati seguono i figli dalla prima parola ai successi scolastici, passando per cambi di pannolini e ramanzine che ne assicurano l’educazione, madri in carriera con poco tempo anche per il bacio della buonanotte. Esigenze, scelte. Ma c’è un uomo, una donna ed una fede al dito e si può parlare di famiglia.
Famiglia tradizionale, che nasce nel sacro vincolo del matrimonio, tra un uomo ed una donna, che con amore o egoismo si riproducono. L’etichetta tradizionale, usata alla maniera delle mute Sentinelle, affibbiata alla famiglia oggi non è rappresentativa di essa intesa come microcosmo sociale e rispetto alla società primo mattone su cui costruirla. Da Maria, Giuseppe e Gesù di mattoni se ne son messi tanti, sebbene il nucleo famiglia continua a conservare il suo ruolo costitutivo di società, che pure ne son cambiate.
Famiglia e società dovrebbero essere l’una riflesso dell’altra. Nella società la famiglia dovrebbe esprimersi, e dalla società intesa in senso politico quindi organizzata istituzionalmente, esser tutelata. Ma non sempre avviene.
Famiglia e cambiamento hanno un comun denominatore: entrambi etichettabili come naturali. Le mute sentinelle sono sorde e cieche circa quel cambiamento che pure ha colpito la famiglia e ne ha determinato il suo sviluppo per 2015 anni.
Il comun denominatore invece tra la maggioranza che esse rappresentano e la minoranza che pure si sta sviluppando nella nostra società dovrebbe essere il buon senso a valutare la famiglia non più nel suo indice di ‘tradizionalità’ ma nei sentimenti che spingono gli individui a crescere in essa.
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