A ragion spenta, cuore, anima ed intelletto confluiscono in un unico punto di fuga.

Martino Martinotti, in arte Cayo, ci infila nel suo universo creativo, spiegandoci quanto nella vita, poche cose son dettate dal caso e che siamo frutto di ciò in cui abbiamo da sempre creduto. Lo abbiamo accolto in redazione, e con fare spontaneo si è seduto accanto a noi quasi come per prepararci a guardare per alcuni minuti, il mondo, attraverso i suoi grandi occhi castani. Umilmente si è descritto, senza sapere, quanto fossimo coinvolti dalla sua comunicazione. Diretta, irriverente, attonita.

graffiti-cayo-napoli-nbdv

Cayo’s Skull

I primi approcci al mondo creativo, si esauriscono nel campo della moda. Figlio di padre camiciaio, appassionato di pittura e madre sarta, Cayo tenta di riportare la sua passione per l’arte e per lo streetwear, nella moda, progettando una collezione a tema e lanciandola sul mercato italiano ed estero, dal nome Baboon. La passione assoluta ed integrale per il disegno ed in senso esteso per la grafica e per la pittura, iniziano ad approssimarsi già in età giovanile, quasi senza controllo iniziano a guidare l’artista.

“Qualsiasi cosa facevo, era legata al disegno, ho lavorato per quattro anni in un negozio d’abbigliamento, ma non facevo altro che disegnare. Allora decisi che dovevo sfruttare questa vocazione”. Attraverso questa presa di posizione nei confronti di se stesso, Cayo tenta di ricreare un melting pot di ispirazioni attraverso il quale egli passa nel suo percorso di crescita. “Non so spiegarti come, ma sono passato in maniera diretta dalla grafica ai tatuaggi, ma mi ha sempre accompagnato nella vita l’arte dei graffiti. Decisi che, se avessi fatto il mio primo tatuaggio e mi fossi emozionato, avrei puntato tutta la mia vita su questa nuova esperienza. Ho unito quindi la passione per i graffiti al mio lavoro da tatuatore, collaborando da sempre con altri illustratori”.

Passo fondamentale è il lavoro svolto presso Micromutazioni, noto studio napoletano di tattoo; e la svolta fondamentale che spinge Cayo ad andare oltre se stesso, volando in Australia per un anno. Introducendo il suo elaborato artistico oltre oceano, si lascia investire artisticamente da quelle che sono le distese oceaniche, fondendo le vedute del posto, al sentimento energico per i graffiti, che descrive sensazionalmente come infinite sfumature fuse in un unica tinta.

“Volevo portare i graffiti sulla pelle”.

Le cifre stilistiche di Cayo, risentono di influenze poderose, notevoli, e talvolta dai tratti inquietanti. Arte che inquieta. Questo concept si evince dalle figure presenti nei suoi lavori, che egli stesso definisce “Mostri”, e su questa linea ci spiega una cosa fondamentale, che illumina in merito alla grandezza dell’arte: “Mi capita che mentre sto disegnando, è come se qualcosa mi facesse fare quel determinato tipo di figura. Molte volte mi dico che non sono io che disegno, ma mi dicono ‘loro’ cosa fare”.

“Cosa ne faccio realmente della mia vita? Riuscirò mai a comunicare con la mia arte? Napoli cos’è?” Queste, le ragioni che lo spingono ad un’ esperienza australiana come la classica sfida verso il sé.

Successivamente torna, ed allora gli chiediamo ironicamente, chi è Cayo? E lui risponde “Sono l’interpretazione di ciò che risiede dentro di me. Sono tornato a Napoli perché credo che sia la mia fonte di ispirazione più grande, sono impregnato della cultura napoletana e prima non me ne rendevo conto. Dovunque andavo, portavo con me un pezzo di Napoli”.

L’importanza della radice, del legame profondo con la famiglia, forse sono queste le cosìddette ‘ragioni del cuore’, che in qualche modo diventano il fil rouge che culla l’atto creativo di volta in volta. L’esperienza dell’artista, nasce dall’esigenza di sopravvivere, dalla strada, dal metamorfizzare la povertà in ricchezza interiore. “Il napoletano quando va all’estero, tira fuori l’anima. Noi siamo cresciuti in una città che è tutta anima”.

Un profondo atto d’amore verso le proprie origini. E, in una dimensione in cui l’amore è quello che egli sogna, produce e realizza, qual è l’altra faccia dell’amore? “E’ tutto quello che tu perdi. E perdi un sacco di cose. Disegni per raggiungere un obiettivo, che in realtà non esiste, perché disegnando non arrivi mai alla fine di qualcosa. Le persone guardano soltanto all’estetica del tuo lavoro finale, e tu nel frattempo, per portar loro in quella dimensioni, perdi un attimo l’amore della tua vita”, spiega con rammarico.

unleash-your-monster-cayo-tattoo-napoli-nbdv

Cayo’s italian donkey tattoo

Gli amori di Cayo, percorrono un sentiero flessuoso nel rapporto con le esperienze; ci spiega che l’amore si sviluppa attraverso una vita non ordinaria, intricata ed intensa di intoppi. Tutto lo scompiglio che genera i suoi mostri, mostri provenienti dalla strada, quella strada che crea appartenenza, “Io dico sempre che la cultura hip hop mi ha salvato, perchè ha reso possibile la mia espressione artistica. Non avevo i mezzi per fare diverse cose, e la strada è stata la mia galleria quando facevo graffiti”.

 Oggi le persone “si vestono di Cayo”, egli desidera che un tattoo possa essere un giorno venduto come un opera d’arte. “Io non mi reputo un artista. L’arte è di tutti, è condivisione, e se non la si condivide è priva di senso”. Con queste nobili parole Cayo ci invita a costeggiare il suo mondo immaginario e a condividerlo, qui, a Napoli, in questa città tutta fatta di spirito, nel cuore della Thy Gallery Studios, dove oggi lavora e presenta le sue opere, sponsorizzato dalla Electric Ink.

Con fare coinvolgente ci riconsegna ai nostri sogni, dopo una lunga ed appassionante intervista, che ci lascia addosso una piacevole aria estatica. Ragion per cui, non possiamo fare altro che ringraziarlo!