Incontro Valeria Iodice ai piedi dell’edicola di San Gannaro a piazza De Nicola, tra le spalle di porta Capuana e il Castel Capuano (ex tribunale), ci accomodiamo al tavolo di un chiosco, di fronte a noi la meravigliosa facciata della chiesa rinascimentale di Santa Caterina a Formiello, tra un caffè e un thè freddo inizia la nostra interessante chiacchierata in un pomeriggio soleggiato e caldo di Gennaio.
Spiegaci brevemente che cos’è il progetto “Le due sirene” e quali sono le finalità.
Il progetto “Le due sirene ” è nato tanto tempo fa con lo scopo di diffondere una consapevolezza culturale su Napoli e sulle zone della città non abbracciate dai flussi turistici. Il nostro scopo era di portare alla ribalta la zona di Porta Capuana, l’ingresso monumentale della città antica, facendola conoscere ai turisti e ai napoletani. La nostra proposta turistica comprendeva la zona della Sanità e questa di Porta Capuana, abbiamo iniziato questo progetto circa tre anni fa, nel 2013. Lo spirito iniziale era dunque questo, accoglienza e guida turistica e ritrovo della consapevolezza culturale della propria città.
Il progetto in corso d’opera è cambiato, l’anima di questa avventura era mia sorella Ilaria, laureata in beni culturali stava cercando di diventare guida turistica, io invece mi occupavo della presentazione e pubblicità del progetto. Due anni fa Ilaria è venuta a mancare, una grave malattia l’ha portata via da me e dalla mia famiglia nel giro di tre mesi.
Ovviamente dopo la grave perdita ho avuto un primo momento di smarrimento, ma le idee e l’associazione erano rimaste ed erano ferventi, quindi ho continuato il progetto con un’azione importante e visibile agli abitanti del quartiere: il restauro della fontana del Formiello e dell’edicola di San Gennaro, monumenti importanti del nostro quartiere a cui i turisti guardavano stupefatti per la bellezza.
L’associazione ha altri interventi di restauro in progetto o state cercando di lavorare su altri fronti?
Abbiamo per ora terminato questi tipi di interventi, ma l’associazione resta in zona quindi ci stiamo prendendo cura delle zone messe a posto adottando gli spazi, ad esempio lo spazio di fronte la fontana lo custodiamo noi e facciamo in modo di tenerlo pulito e fruibile a tutti.
Dal punto di vista turistico continuiamo ancora con le visite guidate nel mese di Maggio, in corrispondenza del Maggio dei monumenti. Ma noi abbiamo un sogno nel cassetto, quello di aprire un centro culturale per i giovani e i giovanissimi che vogliono cimentarsi in qualsiasi forma d’arte e impegnarsi nella società in modo attivo e civile. Stiamo cercando in zona, ma non solo, uno spazio che possa dar vita al progetto, anche se necessita di un intervento di ristrutturazione, avevamo pensato anche a una delle tante chiese chiuse e abbandonate del centro storico. Controlliamo costantemente i bandi promossi dal Comune di Napoli che permettono l’affido di uno di questi spazi, sperando un giorno di poter iniziare i lavori.
Gli interventi di restauro sono stati interventi “eccezionali”, un lavoro lungo e soddisfacente che vuole diventare un simbolo della nostra associazione, ma non deve rimanere fine a se stesso. Infatti la priorità dell’associazione è l’educazione dei più giovani, e questo è possibile solo grazie al tipo di progetto di cui ti ho parlato prima, che danno respiro a interi quartieri. Bisogna continuare a diffondere la consapevolezza storica e culturale di Napoli, un fenomeno che negli ultimi anni è aumentato tantissimo, è sotto gli occhi di tutti questo cambiamento.
Io e mia sorella siamo state molto fortunate, abbiamo ricevuto una buona educazione dai nostri genitori, abbiamo imparato a meravigliarci della nostra città, andavamo sempre in giro la domenica a visitare e scoprire cose nuove, abbiamo sempre coltivato un importante senso di appartenenza e orgoglio nell’essere Napoletani. Inoltre alle scuole superiori io personalmente ho avuto professori di storia e storia dell’arte che ci hanno fatto studiare appositamente la storia di Napoli, non quella scritta su tutti i libri di scuola, cioè quella scritta dai vincitori. Oggi io sono contenta di questa spinta culturale nuova, perché tanta gente, soprattutto grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, arriva ad amare la città e a conoscere le verità che per tanto tempo ci hanno nascosto. Ecco perché i giovani per sono importantissimi, infatti noi cercheremo di collaborare con le scuole medie del quartiere per iniziare a far scoprire le meraviglie e far innamorare i ragazzi della loro città.
La partecipazione ai restauri da parte dei commercianti che, ricordiamolo, hanno contribuito con le loro offerte, e da parte dei normali cittadini com’è stata? Qual è stato il vostro impatto sulla zona?
L’iniziativa ha avuto un forte impatto, anche grazie ai tanti articoli scritti sui giornali cittadini e alla promozione sui social media come Facebook, è quindi stata accolta molto bene dai cittadini, anche da persone che non conoscevano affatto me e altri membri dell’associazione.
E’ difficile dare soldi a persone sconosciute e fidarsi di un progetto visibile inizialmente solo su carta, ma su questo fronte la risposta è stata più che positiva, ci hanno creduto tutti.
Molti dei commercianti ci hanno aiutato tantissimo proprio sul campo, si sono offerti di mettere a disposizione gli allacci dell’acqua e dell’elettricità per i cantieri di restauro, gli operatori della nettezza urbana ci hanno dato la possibilità di mettere al sicuro le attrezzature dei restauratori, ci siamo sentiti aiutati molto e questo ci ha dato una grande fiducia. La gioia finale è la soddisfazione più bella dopo un lavoro così impegnativo, soprattutto per quanto riguarda l’intervento sulla fontana, che nessuno guardava prima della sua pulitura e del suo funzionamento, era diventata invisibile, eppure è sempre stata addossata al castello. Era un tutt’uno nel colore, grigia.
Dunque il risultato della partecipazione è stato positivo, ma secondo te cosa manca ai napoletani e alle istituzioni affinché il processo di rinascita di alcune zone sia ancora più concreto?
Lo spirito con cui ci siamo mossi, in controtendenza negli anni scorsi, è quello della messa in prova dei cittadini. Abbiamo adottato la strategia messa in atto dall’ex sindaco di New York, cioè la “teoria dei vetri rotti”: l’azione di lasciare incustodite e non curate alcune zone cittadine, lasciandole alla mercé di tutti i cittadini, crea comportamenti vandalici e anti-sociali. La cura del decoro urbano, l’attenzione alle norme stradali elementari e alla loro rispettabilità, contribuisce a creare un ambiente di ordine e legalità, riducendo considerevolmente reati di varia natura.
Noi ci siamo mossi in questa direzione, nonostante le numerose difficoltà, perché qui il degrado urbanistico è gravissimo, c’è una disarmonia totale. Quello che manca è la manutenzione ordinaria di un’intera zona, non bisogna intervenire solo con lavori di ristrutturazione o restauro del singolo monumento, ma la cura dei luoghi deve essere capillare e deve interessare una gran parte dei luoghi fruibili dai cittadini, dai marciapiedi, strade, piazze.
Le istituzioni devono fare in modo che i cittadini inizino a prendersi cura di quello che si costruisce e conserva insieme, devono consegnarci spazi con un buon decoro urbano , in modo tale da riconoscerci e prendercene cura, perché inevitabilmente il decoro genera rispetto.
Noi infatti abbiamo fortemente voluto adottare lo spazio di fronte la fontana del Formiello proprio per conservare e prenderci cura del decoro che è stato messo a punto per dare lustro a quell’angolo della piazza. Siamo invogliati alla conservazione di qualcosa che ordina e decora i nostri luoghi.
E’ giusto prendersi cura di posti che hanno una maggiore vocazione turistica o zone eleganti, ma devono dare la possibilità alla zona di Porta Capuana di diventare di nuovo la “porta” d’ingresso alla città per i visitatori. Sarebbe bellissimo organizzare un percorso pedonale che parta dalla porta e continui fin dentro il centro storico che oggi tutti percorriamo. C’è però un progetto del genere in vista, molto probabilmente a pochi metri da qui verrà organizzato un parcheggio per bus turistici, così i turisti potranno iniziare a godere delle bellezze del centro storico partendo da qui, creando quel flusso di cui questa zona sente la mancanza.
Ultimamente si parla spesso di “rivoluzione culturale napoletana”, che cosa è per te? Alla luce di quello che mi hai raccontato, è davvero possibile una rivoluzione culturale? E’ in atto?
E’ in atto, ma vorrei viverla in modo più concreto, vorrei avere ancora lo stupore dei giovani, vorrei potermi stupire ancora di più.
L’entusiasmo porta sempre a dei risultati, e questo che stiamo sentendo nell’aria non è fatuo, è concreto.
Per rivoluzione culturale napoletana io intendo quindi la presa di coscienza e l’entusiasmo dei napoletani alla scoperta della propria storia e dunque della propria vera identità. La nostra identità è tutt’altro che la pizza, il mandolino, la pizza, la camorre e gli scippi. La rivoluzione culturale è riuscire a vedersi al di fuori di tutti gli stereotipi che ci hanno cucito addosso negli anni e si orienta su due binari; quello storico in cui si indaga davvero sulla storia del nostro paese, con questo non voglio intendere che bisogna riscoprirsi improvvisamente filoborbonici, ma bisogna prendere in considerazione la verità e riflettere poi su tutte le disfatte subite da noi napoletani, e su tutte le menzogne che raccontano a noi e su di noi. L’altro binario da percorrere è quello della conoscenza delle bellezze della nostra città, goderne e sentirsi orgogliosi della propria cultura, affermando pienamente la vera identità napoletana. Senza ombra di dubbio la rivoluzione deve partire, ed è già partita, dalla rivisitazione della storia della città di Napoli.
Avrei lasciato parlare Valeria per tanto tempo ancora, è sempre un piacere venire a conoscenza dei pensieri dei ragazzi che sanno come rimboccarsi le maniche e girare pagina.
Il progetto “Le due sirene” è quindi una realtà ad ampio raggio, che racchiude le consapevolezze e le verità dei napoletani che hanno ancora fame di riscatto. Queste associazioni spuntano come focolai in tutto il territorio cittadino, le nuove generazioni stanno dando voce a un processo di cambiamento a cui ci si è sempre aggrappati e sperato. Finalmente si sceglie da che parte stare, senza mai sentirsi derisi e senza piegare mai la testa. I sogni e le idee vengono portati in alto, lasciati al vento così da condividerne il significato, ma saldamente ancorati all’asta dell’appartenenza e dell’orgoglio.
L’amore di Ilaria per Napoli e la forza di sua sorella Valeria sono gli esempi più belli di una città sempre rivoluzionaria.
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