Veniamo a conoscenza del concetto d’amore già in tenera età e nonostante gli anni, i giorni e le ore trascorse a contatto con questa forma di comprensione, difficilmente riusciamo a lasciare questa vita sicuri di averne interiorizzato il suo vero significato, e soprattutto, le sue più disparate accezioni.

L’amore è enigma di per sé. La parola enigma deriva dal latino aenigma -ătis e dal greco αἴνιγμα -ατος, ossia ‘parlare copertamente’. Questo implica di conseguenza una forma che ha poco a che fare con la chiarezza, allorché amore equivale a scarsa decifrazione e ciò che è indecifrabile, è per l’uomo folle. Questo spiega il motivo della perdita di senno quando veniamo a contatto con l’amore, ed il perché ne siamo attratti quanto spaventati, specie quando assistiamo ad altre sue forme.

In questa parentesi d’amore, una tra le migliaia, chiedo una breve intervista a Giulia D’Angelo, futura professionista nel campo della psicologia e testimonianza diretta di un cambiamento di sesso avvenuto pochi anni fa. Donna obiettiva ed estremamente sagace, di quella sagacia che trasmette con mera attrazione intellettiva.

Mi spiega le logiche della passione, lì dove passione diviene squilibrio sospeso e mancanza del sè, mi parla della sua breve esperienza da transgender. Transgender è colui o colei che si identifica in modo transitorio o persistente con un genere diverso da quello assegnato alla nascita; Giulia vive questo “passaggio” per diverso tempo, godendone anche da un punto di vista sentimentale. “Vivevo l’ambito sentimentale come un qualcosa di sospeso e, successivamente, stando meglio con me stessa, ho eliminato una grande ombra incollata alla mia vita, questo mi ha fatto sbloccare emotivamente. Ma restava sempre interrotto qualcosa, non era una situazione comune, né per me e né per l’altro”.

 La sospensione di cui parla Giulia, smargina nell’alienazione, data dalla mancanza di esperienza diretta con una forma d’amore che è sconosciuta, vergine, una sorta di religione che vanta pochi credenti. Ma, “Nonostante tutto, i pregiudizi sono molto più astratti che concreti, anche rispetto a ciò che in genere si pensa. Quando conosci, il pregiudizio crolla e percepisci la persona per quello che è, non per come è ‘etichettata’ “. Le chiedo se questa condizione allontanava gli uomini dalla sua persona, e mi confessa: “Loro erano propensi a darmi qualcosa in più, perché il mio disagio li avvicinava”. Questo pensiero svela una forte profondità d’animo da parte del genere umano ed una notevole fiducia nei confronti del prossimo, perché denota una speranza essenziale nel sociale che vede l’uomo in grado di superare taluni limiti, legati all’amore che non fa ripartizione.

D’altro canto, cos’ha l’amore che ha a che fare con il confine? Ora sessuale, ora biologico. Umberto Galimberti (filosofo contemporaneo e docente universitario) spiega l’amore come ‘mediatore’ tra la dimensione folle e la dimensione razionale, amore fa da metaxù tra la contaminazione degli opposti che traduce la follia e la razionalità che riguarda la comprensione del sentimento.

“Per me l’amore transgender, è semplicemente un’altra forma di equilibrio. Ho potuto sperimentarlo a breve termine e nonostante non sia nelle mie corde, non lo giudico come una forma di perversione, come spesso si suole definirlo, ma soltanto come cosa lontana dallo standard sociale”.

E’ un cambio di regole prefissate, ci avvicina alla diversità intesa non come negazione di identità, ma come percorso verso la comprensione di un sentimento. L’insania sta nella paura della comprensione, e questo è frutto di una barriera sociale che ci spinge ad essere diversi, ma non ad accettare la diversità; tutto questo genera estrema confusione, malessere e più di ogni altra cosa paura.

“Quando si vivono coinvolgimenti emotivi, si parla di qualcosa che va oltre tutto il resto. L’altra faccia dell’amore sta nella paura di vivere tutto ciò, e questo può essere negativo quanto positivo, perché quando vai oltre questo limite, hai il coraggio di vivere davvero le sfaccettature più impensabili dell’amore. In quel caso, non ti limiti più a seguire il solito copione, ma a trascenderlo”.

Giulia mi insegna che l’amore rigenera, da vita a nuove individualità, di qualunque genere esso sia, lì dove la parola ‘genere’ non esiste realmente. Di fatto, in filosofia indica una categoria di oggetti che hanno in comune proprietà essenziali, mentre differiscono per proprietà non essenziali. Il che potrebbe dar vita ad un discorso secondo il quale ciò che non è imprescindibile ha meno rilevanza rispetto a ciò che va a rappresentare l’essenza, e noi siamo fatti di essenza. Siamo anima, e questa non ha bisogno di orpelli, ne necessita di essere sottoposta a giudizio. Non è neppure incline alle facoltà della ragione, poichè quest’ultima “non dice la verità, ma si limita a fissare i significati”. Il resto è sostanza illogica.

 Grazie a Giulia, donna e cara amica.