uando un artista inizia a giocare con i colori e le forme, la storia, nella sua trama ed evoluzione, passa in secondo piano. L’espressione estetica prescinde dal contenuto, e, anzi, non fa altro che sfruttarla solo per passare da un immagine all’altra, con disinvoltura ed enfasi.
Gaspar Noè è un vero maestro in ciò. I suoi film volteggiano e si inerpicano in storie senza linearità, senza una vera volontà di rendere leggibile la sceneggiatura. Ciò che importa è la potenza delle immagini e delle sequenze, utilizzando colori e luci degne di un Michelangelo in pittura, o di un Storaro elevanto all’ennesima potenza in fotografia.
Il film va letto e compreso proprio lasciandosi andare a tutto questo mix di contrasti e giochi di luci, di quadri ben delineati e di colori ipersaturi, che evocano letture ambigue e duplici in ogni scena. Ciò che traspare è da una parte la libertà pura di due ragazzi che si amano così tanto da sentirsi liberi di vivere la loro sfera sessuale anche c
on altre persone, e dall’altro la morbosa possessione irrazionale che nasce da un amore profondo e senza freni che li porta a creare tensioni insostenibili, fino al punto di rottura estremo.
Ok, partiamo dalla trama, giusto per dare una visione generale delle cose.Il film è incentrato sulla vita del giovane Murphy, uno studente di una scuola di cinema, e della sua ex-fidanzata Electra (che ha frequentato per due anni prima di tradirla con un’altra ragazza chiamata Omi, rimasta incinta dello stesso Murphy). La gravidanza inaspettata di Omi pone fine al fidanzamento di Electra e dello studente. Un giorno come tanti Murphy riceve una telefonata da Nora, la madre di Electra, che gli chiede se ha delle informazioni su sua figlia, dato che lei non ne riceve da diverso tempo. Così il protagonista inizia a ripercorrere la sua turbolenta e trasgressiva vita sentimentale con Electra. Noé si diverte a disseminare la sceneggiatura e la scenografia di giochi di parole e citazioni. Lo si vede fin dalla scelta dei nomi dei suoi personaggi principali: lei promessa sempre differita dell’arte contemporanea incapace di liberarsi del complesso di Elettra che la lega al gallerista Noé (interpretato dal regista stesso), lui studente americano di cinema a Parigi che sogna di fare un film che racconti com’è davvero il sesso ma è vittima della implacabile “legge di Murphy” che ne segna il nome, e che quando gli nasce un figlio lo chiama Gaspar.
Detto ciò voglio soffermarmi su due aspetti particolari del film: il montaggio e la fotografia.
Partendo dal primo aspetto, bisogna notare come il tempo non lineare, cavallo di battaglia di Noè, questa volta aiuta a percepire la profondità dei sentimenti del protagonista, e di come sia intenso l’amore che ha vissuto con Elettra. Ma non solo; altro valore aggiunto del montaggio, è il ritmo intermittente, altalenante, avvolgente che ha dentro di se ogni scena. È come se stesse rappresentando l’atto sessuale, nel suo ritmo altalenante, durante il film. Stacchi in nero che esaltano la natura passionale delle scene di sesso, che rimanda a chiari allusioni eiaculatorie, o più romanticamente(mi piace vederla così) di quei brevi momenti di estasi che portano a chiudere gli occhi, a staccare un attimo la visione, godendo quel breve vuoto che si genera nel cuore quando realizzi quanto sia sublime poter fare sesso con una persona che ami profondamente.
La fotografia è il vero aspetto seducente del film. Riesce ad essere sempre evocativa nella sua intensità, nella sua semplicità, nelle sue luci iper espressive e ambigue, fino al totale paradosso in alcune scene chiave.
Da un lato c’è la composizione delle scene di sesso: sublimi. Con inquadrature emblematiche, e luci dal richiamo pittorico, Gaspar Noè riesce a dare un tocco di stile a metà tra il rinascimentale e il barocco a scene di sesso che altrimenti sarebbero risultate vacuamente pornografiche.
Ma il vero tocco di classe delle luci è nelle scene girate nei club, dove ad intermittenza di alternano due differenti illuminazioni, che svelano le due facce di una medaglia erotica, ammaliante, fatta di leggerezza e purezza da un lato, e da odio, gelosia e pesantezza dall’altro. Non si riesce mai a comprendere realmente quale delle due sensazioni sia quella predominante, ma forse, è proprio questo il punto. Non conta essere puri o corrotti, quando si seduce, o si viene sedotti, sono solo il piacere e la bellezza che contano.
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