« È la lotta del bene e del male… È la crudele vittoria sui giusti da parte dell’insaziabile avidità della vigilanza notturna… Giorno verrà che una luce veritiera verrà a squarciare la coperta tenebrosa disperdendo nel nulli il fetore che ti circonda. Nulli! piettene di fierro! Nulli! pietra d’acciaro, pietra frangesa! Nulli! fare carcioffole dietro! È la lotta del bene e del male, addio fratello! »
(il Cilindro, delirio furbesco di mastr’Agostino)
Il Cilindro, è una commedia di un atto unico scritta nel 1965, inserita nella raccolta “La cantata dei giorni dispari”
La commedia temporalmente si colloca negli anni ’60, decennio che si sdoppia tra il boom economico e la crisi occupazionale, i cui personaggi principali sono 5. Rita, Rodolfo, Agostino, Bettina e Don Attilio. Da subito si intravede uno stile dal taglio tragicomico, diverso rispetto al passato e a quello che ci aveva abituato Eduardo, che pur rimanendo fedele discepolo di Pirandello, rende questa farsa più moderna, più diretta.
Il “cilindro”, infatti, come spiega lo stesso Agostino/Eduardo è la rappresentazione del potere, in un duplice richiamo al famoso messaggio pirandelliano: chi lo indossa si carica di titoli e meriti solo per il fatto di averlo indossato, serve ad intimidire l’ignorante, un po’ come la maschera pirandelliana rappresenta quello che non si è realmente.
Altro particolare di questa nuova esperienza drammaturgica di Eduardo è il linguaggio: per la prima volta infatti, insieme all’italiano e al napoletano si intreccia, in ugual misura, il dialetto romanesco(anche se originariamente, nella prima stesura, il personaggio di Rita parla un dialetto fiorentino molto colorito).
Rita e Rodolfo romani sono marito e moglie e vivono in subaffitto a Napoli, a casa di Mastr’Agostino, ex guardia notturna di un teatro, e Bettina (la moglie); i quattro si ritrovano con un debito di 300000 lire e per far fronte a questa grossa spesa adottano un sistema, una nuova truffa se vogliamo.
Rita (Monica Vitti) finge di prostituirsi, adescando i clienti dalla finestra di casa, e una volta entrati in casa i clienti e pattuita la cifra di 10000 lire, il malcapitato di turno si stende sul letto dove giace, facendo finta di essere morto, il marito Rodolfo( Luca De Filippo). La donna racconta la sua disgrazia al malcapitato e a quel punto entra in scena Agostino, con cilindro in testa e pronunciando frasi sconnesse per intimidire e far scappar via il cliente; fila tutto liscio e la truffa va a gonfie vele fino a quando viene adescato un nuovo cliente, Don Attilio Samueli che all’inizio resta terrorizzato alla vista del morto, ma scoperto casualmente il trucco, sta al gioco, e rilancia l’offerta, le 10000 lire diventano 100000 se si consuma il rapporto sessuale; anche lo stratagemma del Cilindro fallisce, e Rodolfo, spaventato e preoccupato, si rialza e spiega la grave situazione economica e la disoccupazione che li ha rovinati.
Don Attilio capisce la situazione, ma spiega ai quattro che anche egli è una vittima degli eventi, raccontando che dalla perdita della moglie la sua vita sessuale si è azzerata mettendolo in pericolo di vita (stando a quanto dice il suo medico), e per convincere i quattro aumenta la somma fino a 300000 lire, sufficienti a saldare il debito; ma questa cosa lascia interdetti tutti, tranne Rodolfo che da di matto al pensiero che sua moglie Rita possa accettare ,“’sto vecchio pazzo che vò annà a letto co mi’ moje” facendo accorrere tutto il vicinato, Don Attilio non si scompone, rialza la posta, arriva a 500000 lire lasciando tutti ammutoliti, si va a mettere sul letto in attesa della risposta. I coniugi discutono, non vogliono rinunciare alla cifra, ma in tutto questo don Attilio si addormenta, e allora entra di nuovo in scena mastr’Agostino, taglia la candela che sta vicino al letto, manda avanti tutti gli orologi della casa e Rita gli si stende accanto.
Al risveglio, l’uomo crede di aver consumato il rapporto e accortosi dell’ora tarda, molto in fretta scappa dando a Rita il suo biglietto e il mezzo milione pattuito.
Alla divisione del bottino Agostino impone che ai giovani coniugi romani andassero solo i guadagni dei clienti precedenti, oltre al saldo del debito, ma Rita non ci sta e questa ingiustizia e la passività di Rodolfo nel subire questo sopruso, la spinge ad abbandonare la casa e neanche Agostino con il cilindro riesce a fermarla perché la ragazza si è resa conto che in questa società conta una cosa soltanto, il denaro.
Il cilindro non conta nulla, chi ha davvero il cilindro è don Attilio, il vecchio pazzo, che voleva comprarsi da lei un po d’amore.
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