– Ma amore, te l’ho detto… è una cosa d’amore, ho detto così, per non essere volgare!
– La volgarità! Nell’amore non c’è volgarità. Ve la siete inventata voi ricchi, la volgarità.
Travolti da un insolito destino nell’ azzurro mare d’agosto è un film di Lina Wertmüller del 1974.
Prima donna ad essere nominata agli Oscar come regista.
Film capolavoro tra i classici del cinema italiano,con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, viene ricordato per la continua metamorfosi dei dialoghi, prima comici, poi quasi brutali, scossi dalle diverse dinamiche sociali che vivono i protagonisti.
E’ la storia di una struggente seduzione tra Raffaella Pavone Lanzetti, una ricca, snob e altolocata borghese dalla R moscia, anticomunista fino al midollo e Gennarino Carunchio, marinaio meridionale, comunista e maschilista; due stereotipi in assoluta antitesi negli anni 70.
Lei, in vacanza su uno yacht nel Mar Mediterraneo, insieme al marito e ad amici. Lui, sulla stessa nave da crociera, ma come cameriere, costretto a subire le lamentele e le assurde richieste dei ricchi turisti che tanto disprezza. Per un capriccio di Raffaella, che impone a Gennarino di portarla al largo in gommone sfidando le correnti contrarie, si ritroveranno, a causa di un problema al motore, soli in mezzo al mare, fino a l’approdo su un’isola deserta.
Lo scenario cambia brutalmente: i ruoli e le forze si invertono. Gennarino sottomette Raffaella rendendola quasi schiava per una duplice vendetta: per i modi conservatrici e razzisti avuti sullo yacht e per le sue generali frustrazioni e inadeguatezze sociali dovute a l’ aumento della carne, del parmigiano, della benzina e all’evasione fiscale.
Lontano dalle regole di una società che si impone, i due protagonisti iniziano un gioco di massacro, che si trasforma in un amore spietato.
Lei si innamora di un amore stonato. Lui celato dietro l’orgoglio.
Pennellate di densa passione. E’ un itinerario di elementi in continua trasformazione: l’odio, l’amore, l’abbandono di sé.
Delle storie d’amore non vogliamo mai sapere la fine. Questa era una storia destinata terminare e lo si capisce perché un amore così nudo,non può trovare un Eden in una società che tutto copre; una volta essersi scontrata con il ritorno alla vita reale e gli ideali sociali, la paura di Raffaella di perdere una vita ,sicuramente infelice ma stabile, fa nascere muri e non ponti.
Abbandona Gennarino, incapace di usare quell’ ardire che l’isola le aveva regalato. Meravigliosi gli ultimi disperati versi urlati da Gennarino “Mare traditore, che mi fosti amico un tempo e poi mi camminasti sopra il cuore”.
La seduzione è un’isola deserta.
Richiede coraggio, istinto. Ed amarsi è facile quando si sente il peso di un solo sguardo.
Ciò che spesso spegne quello che la passione accende è la paura.
Chi si lascia sedurre dalla vita, dall’amore, non ha paura di rischiare, ma soprattutto di perdere.
E’ uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita. Squarci di un’ Italia che non c’è più, di un’ ironia che disillude e ti fa stare con i piedi per terra, e un tormento poi che ti eleva altissimo.
Qui una delle parti più umoristiche del film. Famosa è la citazione “Sciacquetta, brutta bottana industriale e socialdemocratica”
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