Il centro direzionale è ascensore, è vetro che riflette quello che c’è intorno, non quello che c’è all’interno, è business, è traffico di informazioni, di denaro, compra vendita, merci, è un non essere. Non ha storia come il resto della città ma è un luogo dove migliaia di persone entrano in relazione spinti dal bisogno frenetico di consumare, di accelerare. Telefoni che squillano, fax che inviano, mail che partono, corrieri, lettere, pranzi d’affari, affari senza pranzare,
pranzi a volo e caffè, caffè, caffè, litri di caffè.
Eppure nel non luogo c’è chi trova una dimensione. Passeggiate nel centro direzionale verso le 17,00, cambia tutto: giovani traceurs praticano parkour, volteggiano intorno a businessman che al telefono evitano gli skaters. E nella piazza una rappresentante delle comunità africane gioca a calcio. I non luoghi permettono a chiunque di interpretare lo spazio e nei video di musica rap il CDN diventa la nostra New York. Ma è anche il luogo del footing, delle passeggiate adolescenziali e del mercatino degli agricoltori diretti, delle campagne di doniamo il sangue, doniamo per il progetto in Africa, nelle strade intorno i parcheggiatori abusivi e le prostitute, ma non ci sono i fuochi, e i parcheggi pieni e amministratori, avvocati, delegati.
dell’epoca postmoderna.
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