Aria di Natale, di festa.
Napoli si colora di luminarie, si copre di bancarelle nei centri e assorbe lo spirito del Natale per poi regalarlo ai suoi vicoli; nonostante tutto. Nonostante i problemi, gli stenti, ancora gli ‘Zampognari’ cantano, ancora San Gregorio Armeno regala i suoi spettacolari presepi alla platea di Napoli; platea abituata al meglio, dal palato raffinato. In fondo Napoli ancora accetta il suo destino, ancora celebra le feste della tradizione in modo degno, in modo vivo e verace; e non è mai banale, non è mai stanco di trovare il pretesto per riunire tutti dinanzi ad un sorriso.
E’ poesia nei suoi odori, è meraviglia nei suoi paesaggi, è commovente nelle sue filosofie.
Certo, il tutto ridimensionato: la classe media partenopea ha sicuramente ridotto il budget destinato ai vari cenoni, ai regali, alle scampagnate per questi giorni di festa. Ma ancora ride; ancora sa desiderarla, aspettarla l’aria di Natale, la sera della Vigilia per stare con i propri cari, per giocare a tombola con la smorfia e spettacolini familiari improvvisati nella partita, per riunire tutti, nessuno escluso, in quegli istanti di distensione, di distrazione da una vita divenuta un conflitto quotidiano, intrisa di barriere e frustrazioni.
Il Corso Umberto sembra un planetario con quelle sue stelle. Spaccanapoli il fulcro, il luogo cardine dove il Natale ha piantato le sue radici ed è solo un piacere annusare proprio lì, che manca solo qualche giorno al Santo Natale. Il freddo non gela via Caracciolo, se si può, ancora più bella quando di sera si mostra ai propri pedoni festosa, colorata.
I bambini, loro vanno preservati: che sognino ancora, che credano ancora in Babbo Natale; questa è la loro festa, nei loro occhi tutta l’essenza e la genuinità di cui non possiamo, in alcun modo, fare a meno. Nella loro gioia trova senso il tutto:
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