“… Se ci fosse una capitale dell’anima, a metà tra Oriente e Occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui. Nel mezzo della città si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l’enorme agglomerato. È il cuore di questa Babele della storia”
È così che Napoli viene descritta da Stanislao Nievo, scrittore del secolo scorso. S’innamorò di lei come di una donna, della quale contempli i tratti, i talenti e il profumo ma ne condanni i difetti e le mezze verità. Soprattutto s’innamorò delle sue strade, quelle vive, trafficate da sandali e non da motori. Tra queste Spaccanapoli.
Volgarmente chiamata così dai napoletani, rappresenta in realtà il Decumano Inferiore, una delle tre strade più antiche del centro storico. È l’Aorta della città, che la “spacca” la fraziona in due. Rappresenta l’insieme di sette strade che si uniscono: Via Pasquale Scura,parte più alta nei Quartieri Spagnoli, fino all’incrocio con via Toledo, via Maddaloni, via Benedetto Croce che attraversa Piazza del Gesù Nuovo fino a Piazzetta Nilo, via San Biagio dei Librai che si protrae fino a via Duomo ed infine via Vicaria Vecchia, via Forcella e via Giudecca Vecchia nel cuore di Forcella. Sette strade. Sette colori diversi quali storia, tradizione, sacro, profano, turismo, artigianato e moderno.
È un arcobaleno, ma in linea retta. È il corridoio delle chiese e dei misteri, dei piccioni e delle carte a terra, degli studenti e degli artisti. Disordinata ma che sorprende ad ogni passo. Inizi a percorrerla con l’odore forte del rum dei babà in vetrina che si mescola a fine percorso con quello di panzarotti fritti. Ci trovi l’uomo da cui compri l’incenso, quello che vende i “cuorni” contro la sfortuna che ti spiega che per scaramanzia non devono essere acquistati ma ottenuti in regalo. Ci trovi “l’ospedale delle bambole”, l’unica bottega che aggiusta bambole e manichini, trovi una delle banche più antiche del mondo, “Gambardella” che vende materiale di carta e cartone di tutti i tipi, Gay Odin cioccolateria tra le più rinomate, bancarelle di libri antichi e cartoline mai spedite dove leggi di amori lontani firmati 1914, botteghe di pasta fresca e liquori fatti in cantine, ci trovi due vecchi fratelli identici che stampano quadri famosi. Ci trovi l’Archivio di Stato ufficio con oltre 50.000 metri lineari di scaffalature che raccontano la storia del Mezzogiorno d’Italia, il negozietto degli infusi con 140 tipi diversi di thè di cui i proprietari conoscono l’intera genesi. Ci trovi San Gregorio Armeno e le celebri botteghe d’arte presepiale, con le statuette di chi era protagonista duemila anni fa in una capanna che dorme vicino a quella di Pino Daniele. Ci trovi Napoli sotterranea, la statua del dio Nilo che da duemila anni fa da guardia alla città, l’eleganza della Chiesa di Santa Chiara, la maestosità di quella del Gesù Nuovo e un artista di strada che suona e la guarda. Si può fare la “pausa della sfogliatella” da Scaturchio a Piazza San Domenico e visitare poi la Cappella del Principe di Sansevero considerato nel ‘700 una sorta di stregone. È una miscela, un frullato, un caleidoscopio di colori, rumori, odori, urla. Mura e arte che parlano.
Spaccanapoli è il red carpet della gente comune, un lungo tappeto che è sempre teatro.
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