Tra i giochi preferiti dalle bambine vi è il ‘mamma e figlia’: carrozzino, bambola, borsa sotto il braccio e, senza necessariamente indossare le scarpe delle proprie madri, si atteggiano ad adulte alte poco più di un metro.
Siamo nel primo cinquantennio del Novecento, i giocattoli erano desideri che avrebbe soddisfatto, senza scontata certezza né molta scelta, Babbo Natale, e giocare significava anzitutto disporre di fervida immaginazione.
Barbara, stanca di essere ‘mamma’ a tempo pieno, provò ad immaginare che le sue bambole, nonostante le sembianze da neonate, potessero spalleggiarla in qualità di amiche in un mondo di adulti creato dalla sua fantasia. Mamma Ruth osservava sua figlia, poco meno che adolescente, inventare e proiettare se stessa in un futuro lontano accompagnata da bambole che nonostante l’aspetto ricoprivano con lei ruoli da adulte. Ruth, pensò, allora, alla possibilità di commercializzare una bambola avente fattezze da donna.
Il 9 Marzo 1959 nasce Barbara Millicent Roberts, da un’idea di Ruth Moskowicz, proposta ed accolta da suo marito Elliot Handler. Soci in affari, a capo dell’azienda Mattel, lanciano sul mercato una bambola dai lunghi capelli castani, occhi nocciola, curve prosperose, tacchi vertiginosi sui quali resta in equilibrio nonostante il lancio sul mercato sia un fiasco a causa di dubbi e diffidenze dei fornitori. Ciò che importa ai suoi creatori,però, è il successo di pubblico: solo nel 1960 furono vendute circa 350.000 Barbie.
Indubbio che la strategia di mercato abbia contribuito a raggiungere tali cifre in poco tempo se si tiene conto che Barbie è la prima bambola ad entrare nelle case dei suoi consumatori ed essere presentata direttamente alle sue piccole acquirenti.
Nel gioco ‘mamma e figlia’ generazioni di figlie hanno imitato madri nel ruolo di casalinghe sorridenti, educatrici premurose, compagne di gioco, rifacendosi ad un modello al quale inconsciamente vogliono somigliare. Barbara Handler cambia il suo modo di giocare quando, per volontà più o meno riconosciuta, proprio attraverso il gioco decide di scoprire quali sono le aspettative che ha di se stessa nel futuro. Ruth intuisce che esiste una fase in cui si è piccole per chiudere la cesta dei giochi e al contempo abbastanza grandi per credere che non vi siano alternative o strade parallele al cambio dei pannolini e quindi afferma: ‘Mi sembrava ovvio: ogni ragazzina voleva una bambola per proiettare l’idea di sé nel futuro’, NewYorkTimes 1977.
Ed ecco allora che Barbie diventa un modello al quale ispirarsi e per tal ragione necessita di una storia.
Classe 1959, prima figlia di sei fratelli, nel 1961 si lega sentimentalmente a Ken con il quale sceglie di non sposarsi. Dopo 43 anni di fidanzamento Barbie si abbandona all’avventura con il surfista Blaine per poi riallacciare i rapporti con lo storico compagno nel 2006. Accerchiata da amici di diverse etnie, culture, tradizioni, conosciuti durante i suoi molteplici viaggi, studia a New York. Amante degli animali, ne ha avuti oltre una trentina, lavora per un periodo come Hostess e nel 2004 si candida come presidente degli Stati Uniti.
Ogni bambina immagina il suo futuro e lo sperimenta nel gioco attraverso le Barbie, tante e diverse, a simulare una possibilità di domani, più o meno realizzabile, di chi le maneggia.
Diventare un modello ha significato per Barbie un carico di responsabilità nonché di critiche: la sua bellezza unita alla sua incapacità a parlare ha fatto si che il suo nome divenisse un modo per etichettare ragazze sì avvenenti ma sostanzialmente stupide, ancor più se si pensa che la prima Barbie parlante, 1992, tra le 270 possibili frasi dichiarava ‘Com’è difficile la matematica!’; le sue curve promuovono l’immagine di donna perfetta, eccessivamente magra, poco realistica, alla quale però molte ragazzine si ispirano e non di rado tentano di emulare correndo il rischio di soccombere all’ossessione del peso ed è per tali ragioni che dal 1997 Barbie ha un bacino decisamente più largo.
E’ comunque una certezza che Barbie per 50 anni oltre ad essere stata un giocattolo è stata anche un fenomeno culturale: guardando le Barbie abbiamo visto mode e stili rinnovarsi, ispirandoci a Barbie abbiamo immaginato di realizzare anche noi la possibilità di pilotare aerei o fare della nostra passione per il balletto il nostro lavoro. Barbie è stata un’icona che ha conquistato il mondo dei piccoli ma soprattutto ha messo in connessione quest’ultimo con quello non poi così distante dei grandi.
Barbie è stata ed è così influente nella cultura di massa da essere ospite dal 28 Ottobre 2015 del Mudec, Milano. Sotto la sua gallery si legge ‘The Icon‘ e nonostante piovano critiche a testa alta Barbie con il suo immancabile sorriso è pronta a reggere il confronto con quanti ancora non hanno cambiato idea sul rosa-Barbie.
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