Napoli, Palazzo Reale, Giambattista Basile e le sue fiabe per lo trattenimiento de i piccerilli 1634, la terza notte di Zezzolla e la sua ultima fuga lungo lo Scalone d’Oro che poi risalirà da regina.
Basile, con molte probabilità, sedeva lungo quegli scalini mentre immaginava la sua Gatta Cenerentola, ingiustamente relegata nelle cucine della sua casa dopo essersi macchiata e mai accusata dell’omicidio della sua prima matrigna, perdere la scarpetta che la ricongiungerà al suo destino. Nasce da principessa, sarà ricordata come regina.
Lo cunto de li cunti, costruito sullo scheletro del Decamerone boccacciano, fu redatto dal napoletano Basile tra il 1634 e il 1636 ma pubblicato solo dopo la sua morte. È un’opera vernacolare che ha ispirato Perrault, i fratelli Grimm, Walt Disney. Scritto per l’ Accademia napoletana degli Oziosi nel 1967 fu riproposto come film sotto il titolo C’era una volta da Francesco Rosi, nel cast leggiamo il nome della celebre Sophia Loren, e, ancora, nel 2015
Matteo Garrone ne farà opera cinematografica in lingua inglese intitolata Tale of the tales.
Zezzolla è una delle prime ‘cenerentole’, personaggio delle favole popolari, protagonista della IV novella della I giornata del Pentamerone. La dolce Cenerentola dagli occhi azzurri, che sporcava il bianco grembiule con la cenere nera del camino spento dopo ore di lavoro, fu, a detta di Basile, lucida assassina di colei che la sottrae alle cure e premure dell’adorato padre.
E’pazzo chi contrasta con le stelle il “lieto fine” che permette il sospiro di sollievo dal lontano ”C’era una volta”, è elemento caratterizzante di tutte le versioni di Cenerentola da Basile a Into the woods, diretto da Robert Marshall ispirato dal musical omonimo di Stephen Sondheim. Il lieto fine seicentesco rimanda alla riflessione di ciò che rappresenta il destino nella vita degli uomini. La Fata Smemorina disnenyana canticchiava la frase che <<tutto può è bibidibobidibu’>>, un colpo di bacchetta e una zucca diventa carrozza, una fanciulla singhiozzante un’elegante dama che balla calzando scarpette di cristallo. Il destino si compie, nonostante le peripezie durante lo svolgersi degli eventi, in tutte le versioni di Cenerentola. Ma l’ingenua fanciulla dagli occhi azzurri, che subisce inerme le angherie della sua matrigna e due sorellastre, poco somiglia alla Zezzolla che non accetta la sorte che pare esserle capitata e in prima persona riscrive il suo destino, prima con il sangue della sua matrigna e poi con l’aiuto esterno delle fate dell’isola di Sardegna. Le matrigne sfidano le stelle delle mal capitate Cenerentole, uscendo inevitabilmente da perdenti. Ma se per i Grimm o Disney Cenerentola non può far altro che aspettare la buona stella, la Gatta Cenerentola e poi Anna Kendrinck la creano. Appunto quest’ultima, Cenerentola in ‘Into the woods’, ferma sull’ultimo scalino prima di riprendere la fuga dal castello reale, lascia volontariamente una scarpetta riconoscendo in questo gesto la buona stella che potrebbe cambiare il suo destino. Non il caso ma la volontà umana determina il corso degli eventi di questa moderna Cenerentola.
Imprecisato è il tempo da quando le bambine hanno iniziato a sognare ad occhi aperti l’arrivo del principe azzurro, personificazione del riscatto sociale, perdendo la loro scarpetta, che sta a simboleggiare l’occasione affinché esso sia possibile. Per i Grimm, Disney, ancor prima Basile, Cenerentola deve abbandonare il focolare domestico per iniziare la vita che le spetta di diritto. Cenerentola soffre la perdita dei genitori, i soprusi delle nuove donne di casa, l’umiliazione della condizione di schiava, ma tutto ciò è un aspetto che passa in secondo piano dal momento che non è la sua tenacia, forza d’animo, valore morale a permettere la svolta ma gli occhi innamorati di un principe di cui mai viene ricordato il nome o definito nella sua personalità.
Nel 2015 Kenneth Branagh porta sul grande schermo Cinderella: sulla falsa riga di Perrault ritroviamo una Cenerentola forte che fugge dalla sua casa non sopportando più la cattiveria della sua matrigna e delle figlie di quest’ultima. Durante la permanenza nella foresta incontra un giovane che scoprirà poi essere il principe. È qui riproposta la possibilità di cambiare la cattiva sorte, ma soprattutto la bellezza del principe, che fa innamorare e a sua volta si innamora al primo sguardo, è accompagnata dalla determinazione di ritrovare e conquistare la bella e sfortunata fanciulla. La figura maschile è così caratterizzata non solo per la sua condizione sociale o beltà, ma anche, e soprattutto, per la determinazione a ritrovare colei che più di tutte gli ha fatto battere il cuore al punto che in prima persona cercherà il piede che calza alla perfezione la scarpetta.
Stephen Sondheim e James Lapine, ancora, lasciano che la realtà irrompa prepotente nella magia fiabesca offrendoci l’immagine di un principe dalle fattezze umane e una Cenerentola che seppur consapevole della sua condizione è comunque decisa a tener fede ai suoi principi ed aspettative. È qui sottolineata l’assenza dell’insieme nella formula a cui siamo abituati ‘e vissero per sempre felici e contenti‘: Cenerentola lascia la sua scarpetta, il principe farà si che possa tornare a calzarla ancora, il primo sguardo fa battere i loro cuori, il matrimonio c’è ma solo dopo che il principe ha sedotto e abbandonato un’altra donna. La scelta di Cenerentola di tornare a vivere nel bosco è la risposta alla domanda: la scarica elettrica di quel colpo di fulmine basta ad affrontare la tempesta del dopo?
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