Luca Delgado è uno scrittore napoletano che ha difeso in più di un’occasione la città di Napoli.
Protagonista di un video in cui si mostra come Partenope sia l’unica città al mondo ad avere una strada in cui sono presenti ben 7 musei non costosi, rispetto a città come Londra. La nostra redazione l’ha intervistato parlando anche di “081”, l’ultima sua fatica letteraria, e della polemica con Luca Abete, l’inviato di “Striscia la Notizia” .
Tu hai partecipato ad un video in cui mettevi in luce come Londra sia molto costosa rispetto a Napoli, pur avendo a livello artistico molte meno offerte: secondo te, da cosa è derivata questa esterofilia?
Il video è stato un gran successo e il dato più significativo è che lo abbiamo girato (con Francesco Andoli e Stefano Maria Capocelli) senza scopi di lucro. Non è scontata la cosa: lo abbiamo fatto perché amiamo Napoli e volevamo accendere i riflettori su Via Duomo, la strada dei musei. Non credo si possa parlare più di esterofilia, ma è sicuro che quando andiamo all’estero siamo pronti a visitare tutto e trascuriamo quello che abbiamo a casa. È un’abitudine di tutti i popoli, non c’è nulla di straordinario. Quello che è straordinario è che a Napoli puoi visitare 7 musei, pranzare e cenare con 57 euro. A Londra si spenderebbe circa 250 Euro.
A Napoli i dati affermano che negli ultimi tempi c’è stato un boom di turisti ma c’è chi afferma che, in realtà, i turisti ci sono sempre stati: qual è la verità?
La verità è che siamo in campagna elettorale e ognuno tira acqua al proprio mulino. Io francamente così tanti turisti non li ho mai visti e questo è sotto gli occhi di tutti. Qualche anno fa i turisti c’erano, molti di meno sia chiaro, ma ricordo che fotografavano i cumuli di spazzatura.
Pensi che ci sia una soluzione per abbattere i pregiudizi su Napoli?
Bisogna continuare a raccontare e a mostrare la vera Napoli. Napoli ha i suoi difetti, nessuno li nasconde, ma subisce, a differenza delle altre metropoli, un accanimento mediatico così evidente che abbiamo coniato il termine “sputtanapoli”. C’è molto da lavorare, ma siamo sulla buona strada. Molti napoletani non accettano più che di noi si parli solo in un modo e difendono la città con me e anche meglio di me. Ci manca Troisi, uno dei pochi che era riuscito a raccontare Napoli senza passare per lo stereotipo. Ma la sua lezione l’abbiamo imparata.
La cultura napoletana è una delle più famose a livello mondiale mentre – paradosso dei paradossi – i napoletani stessi sembrano non conoscerla: secondo te, perché?
Ma secondo me la conosciamo, magari non in maniera approfondita, ma tutti conoscono i motivi per cui essere napoletano sia straordinario. Abbiamo primati di cui andare fieri: la prima linea ferroviaria per turisti al mondo, la prima università pubblica al mondo, la prima cattedra di Economia al mondo, la prima accademia di architettura in Italia, il primo orto botanico in Italia, la prima scuola di ballo in Italia, la prima nave a vapore nel mediterraneo, il primo Osservatorio astronomico in Italia, il primo codice marittimo nel mondo, abbiamo la più alta concentrazione di teatri in Italia, da noi è stato condotto il primo esperimento di illuminazione elettrica in Italia e questi sono solo alcuni esempi (perdonate la lunga lista). Ma verrebbe da dire che questi primati sono inutili se servono solo a guardarci alle spalle con orgoglio, nostalgia e rimpianto. Doppiamo invece guardare avanti, al futuro, con fiducia, proprio perché siamo stati una grandissima capitale in passato e possiamo tornare ad esserlo.
Il tuo libro “081” – parla di un clochard del centro storico di Napoli: dacci tre motivi per leggerlo.
081 è un romanzo che mette in luce la problematica dei clochard, dei quali si parla troppo poco. È una storia che parla di riscatto e di amore, di tradimenti e di crescita personale, tutte cose, che udite udite accadono anche a Napoli: ecco, diciamo che non ci troverete gli stereotipi, non ci sono crimini di camorra e non c’è neanche un mandolino che suoni. Infine se siete amanti del genere thriller-noir, questo romanzo potrebbe fare al caso vostro.
Tu hai scritto un lungo post contro Luca Abete in merito al suo servizio sulla metro di Montesanto ottenendo una risposta molto dura dell’inviato di Striscia: cosa vuoi rispondergli e cosa vuoi aggiungere a quanto è stato detto?
Io attendo sereno una sua risposta, che chissà se arriverà mai. Qualcuno ha contestato il fatto che io proponessi un paragone con altre città dove si consuma lo stesso deprecabile malcostume, quello di saltare i tornelli. Lo proponevo non perché si debba sottovalutare il problema, il biglietto si deve pagare. Volevo sottolineare però che non è vero, come dice lui, che l’abbiamo inventato noi Napoletani lo stratagemma del “trenino”. E aggiungere che nessuna delle città citate, Londra, Milano, Parigi, subisce l’attacco mediatico che subisce Napoli. A nessuno verrebbe in mente di dire ” i soliti milanesi” nel vedere milanesi che non pagano il biglietto. Direbbero semplicemente “i soliti furbi”. Guardando lo stesso servizio a Napoli, si commenta subito “i soliti napoletani”. Tutti, nessuno escluso, anche noi che lo paghiamo. Migliaia di persone hanno condiviso il mio post e lui lo ha letto, ma non risponde. Anzi minaccia querele. Io non ho nulla contro di lui, se il mio post servirà a fargli comprendere quanto sia sbagliato parlare di Napoli nel modo in cui lo fa lui, quanto sia sbagliato chiamare “camorristi” tutti quelli che provano a farlo ragionare, allora avremo vinto una piccola battaglia.
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