Oggi. Ieri. Voci, persone allegre, rilassate, entusiaste.
Oggi, cuffiette alle orecchie, l’eco di O’ sole mio, una coppia di innamorati, un gruppo di amici, scarpe da running, uno sguardo oltre il finestrino dell’auto, una boccata d’aria fresca, il cielo di Dante che si specchia nel mare, case colorate di paesi riscaldati e insieme intimoriti dal gigante che li abbraccia, curve, un teschio in pietra lavica, spettro del vulcano che attende lì in alto.
Ieri, una funicolare, vagoni d’epoca, gente sconosciuta, occhi persi a mezz’aria, occhi increduli, occhi vogliosi di esplorare, il cielo di Dante, il mare, riflessi di case colorate, corpi sospesi ad alta quota, la bocca del vulcano che sovrasta il paesaggio, che attira e che spaventa, e nell’aria voci stonate.
Jammo,jammo,
‘ncoppa jammo ja’…
Jammo, jammo,
‘ncoppa jammo
ja’…
Funiculí – funiculá,
funiculí – funiculá…‘Ncoppa jammo ja’,
funiculí – funiculá….Se vede Francia, Pròceta, la Spagna…
e io
veco a te!
E io veco a te…
Queste, alcune parti scelte della celebre canzone adottata per promuovere la funicolare del Vesuvio – prima in Italia ed unica al mondo – costruita nel 1879 ed inaugurata nel 1880. Mai réclame fu più calzante con l’invito alla risalita panoramica lungo le pendici vesuviane con quel suo “’ncoppa jammo ja’” così colorito e verace, in perfetto stile partenopeo. Verso il 1870 dall’idea dell’imprenditore e finanziere Ernest Emmanuel Oblieght fu costruita una funicolare sul Vesuvio. L’opera fu completata nel 1880 e il 6 giugno, al calar del sole, fu inaugurata. Il 10 giugno la funicolare, diretta da Enrico Treiber, fu aperta al pubblico. I due vagoncini, su cui venivano trasportati otto passeggeri alla volta, si chiamavano simpaticamente Etna e Vesuvio. La scelta riscosse grande successo, incrementando e incentivando notevolmente il numero di turisti, sia stranieri che napoletani, entusiasti di avere a propria disposizione un innovativo mezzo di transito. L’ascesa alla sommità del Vesuvio era sempre stata l’aspirazione della gente affascinata da quello che è stato annoverato tra le sette meraviglie del mondo e in passato aveva trovato mezzi alternativi e in linea coi tempi: per anni, infatti, fino al XIX secolo le guide del Vesuvio hanno trasportato i turisti sul cratere a bordo di muli, seggiolini e lettighe. Fino ad allora la zona si poteva raggiungere solo a piedi, dopo un lungo e impervio percorso. Le bellezze del Vesuvio erano finalmente accessibili a tutti, senza fatica, e ciò permetteva non solo di godersi una spettacolare visione panoramica ma suscitava anche l’insolita e bella sensazione di sentirsi letteralmente sospesi ad alta quota.
Così, com’è insito nella natura della napoletanità, la storia di un mezzo di trasporto si intreccia con la storia della musica napoletana. Funiculí funiculá: testo, note e musica dai toni inevitabilmente coinvolgenti caratterizzano quest’allegra ed energica canzone, dal sapore tanto evocativo, famosissima in tutto il mondo e considerata fondamentale per la nascita della canzone napoletana moderna. La vera celebrazione della messa in funzione della funicolare si ebbe, così, quando l’impianto venne inaugurato e aperto al pubblico in occasione della festa di Piedigrotta e proprio per l’evento il giornalista Giuseppe Turco e il musicista Luigi
Denza composero una delle canzoni napoletane più famose al mondo, cantandola per la prima volta nell’albergo Quisisana di Castellammare di Stabia. Da Castellammare fu divulgata in tutta Europa, riscontrando un successo immediato e senza eguali: Casa Ricordi, una delle più antiche case editrici da cui fu edita, nell’arco di un anno riuscì a venderne ben un milione di copie. Un risultato eccezionale. Era conosciuta anche con il titolo Canzone
napoletana, resa sotto forma orchestrale da Nikolaj Rimskij-Korsakov. Richard Strauss la inserì nel movimento finale del poema sinfonico “Dall’Italia”. Tra i tanti musicisti e cantanti che hanno voluto omaggiare Funiculí
funiculá con una magistrale interpretazione si ricorda anche Roberto Murolo.
Denza composero una delle canzoni napoletane più famose al mondo, cantandola per la prima volta nell’albergo Quisisana di Castellammare di Stabia. Da Castellammare fu divulgata in tutta Europa, riscontrando un successo immediato e senza eguali: Casa Ricordi, una delle più antiche case editrici da cui fu edita, nell’arco di un anno riuscì a venderne ben un milione di copie. Un risultato eccezionale. Era conosciuta anche con il titolo Canzone
napoletana, resa sotto forma orchestrale da Nikolaj Rimskij-Korsakov. Richard Strauss la inserì nel movimento finale del poema sinfonico “Dall’Italia”. Tra i tanti musicisti e cantanti che hanno voluto omaggiare Funiculí
funiculá con una magistrale interpretazione si ricorda anche Roberto Murolo.
Oggi resta la canzone, immenso patrimonio della nostra storia, mentre la funicolare è stata chiusa. La gestione britannica Thomas Cook and Son Co, da cui fu comprata il 24 novembre del 1888, fu messa a dura prova dalla forza esplosiva della natura, prima con l’eruzione del 1911, poi con quella del 1944, dopo la quale la funicolare non venne più ricostruita. Oggi i turisti arrivano in cima al vulcano in automobile e poi a piedi per un tragitto di circa trenta minuti, come ci dice la guida.
Il sogno della funicolare non è mai stato abbandonato. Chissà che con cuffiette alle orecchie, ad alta quota, nella bocca del vulcano, gambe sospese, cuore palpitante, occhi raggianti, cielo azzurro su Napoli, un giovane partenopeo non possa cantare a squarciagola alla sua amata, chiedendole romanticamente la mano, “sposammo, sposammo oje né”.
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