È sabato pomeriggio, con un primo accenno di sole primaverile, il cuore pulsante di Napoli con il suo centro storico, camminando per Port’Alba e scendendo giù fino a San Domenico Maggiore, lasciandosi alle spalle il maestoso e simbolico obelisco dell’Immacolata di Piazza del Gesù.

 Aggiungi una musica vivace, artisti di strada che per qualche spicciolo s’inventano l’arte, uno sguardo oltre la piazza ad imboccare una stradina incorniciata da una locandina – “Il Bello o il Vero” – che prefigura il viaggio reale e virtuale che si sta per compiere entro le storiche sale del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore.
Sì, eccoci arrivati. Napoli si è preparata nel suo vestito migliore. Signori e signore, è aperta al pubblico “Il Bello o il Vero. La scultura napoletana del secondo ottocento e del primo novecento”. La mostra, inaugurata nel mese di ottobre, curata dalla prof. Isabella Valente, progettata da Databenc – Distretto ad alta tecnologia per i Beni Culturali e promossa dal Comune di Napoli, dalla Fondazione Forum Universale delle Culture, dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, accoglie i suoi visitatori e rimarrà aperta fino al 31 maggio con possibilità di proroga ai primi di giugno, considerato il successo che sta riscuotendo. L’esposizione vuole promuovere il turismo culturale a Napoli proiettata nell’Expo di Milano, in vista del quale si arricchirà di volta in volta di appuntamenti gastronomici (tema portante della rassegna milanese), culturali, musicali e sociali, restauri live con i maestri dell’Accademia, convegni nazionali ed internazionali con l’ambizione di creare a San Domenico Maggiore un polo universale della cultura.
Infatti, come suggerisce l’assessore alla Cultura e al Turismo, Nino Daniele, la mostra ha due grandi ragioni di interesse intorno a sé. In primis il luogo. San Domenico Maggiore è un Complesso Monumentale impressionante per la sua bellezza, straordinario per la sua storia. Vi hanno studiato tra gli altri Giordano Bruno e San Tommaso d’Aquino di cui, nel percorrere e visionare le bellissime opere scultoree in mostra, si intravede – ancora conservata – la cella nella quale è vissuto. Il complesso, chiuso per decenni e quasi sconosciuto ai napoletani, è stato restaurato ed aperto al pubblico cittadino, quale sede di importanti mostre. Altro elemento di estremo appeal è il recupero, per la prima volta, di opere e personalità di grande interesse, con la possibilità di conoscere una stagione artistica – la scultura napoletana della seconda metà del XIX secolo – di grande significato e rilievo, tanto vivace ed originale quanto ingiustamente trascurata dalla storiografia. Ma ciò che su tutto dà un plusvalore aggiunto alla mostra, coinvolgendo letteralmente il visitatore, è senza dubbio il percorso espositivo unico, non soltanto per le dimensioni – ben 271 opere provenienti da musei, gallerie e collezioni private di tutta Italia – ma anche per la novità delle installazioni tecnologiche che lo caratterizzano. Il cammino lungo la mostra diventa, così, un viaggio conoscitivo insieme reale e virtuale.

Perché “Il Bello o il Vero”? Come spiega la storica dell’arte, che ci accoglie, il titolo nasce dall’esigenza di racchiudere nella mostra il dibattito che si accese con la nascita del realismo negli anni Sessanta dell’800 anche all’interno della scultura, un ambito da sempre considerato a uso esclusivo del classicismo e dell’idea del bello. Il bello, dunque, in opposizione e ad integrazione al vero. Un progetto in cui hanno creduto in molti e che allo spessore culturale aggiunge un’ottima sperimentazione delle nuove frontiere di divulgazione multimediale dell’arte. Il visitatore, infatti, appena entrato nella sala, si interfaccia con sette poli virtuali della città di Napoli (Villa Comunale, Gran Caffè Gambrinus, Castel Capuano, Cimitero di Poggioreale, Museo di Capodimonte, Galleria dell’Accademia di Belle Arti, Circolo Artistico Politecnico). Con un clic su “parla con le opere” prende inizio l’interazione con la scultura e la sua storia. Un’idea davvero innovativa che dà il giusto merito a quella Napoli che, forse in pochi lo sanno, vanta di essere una vera e propria piattaforma per la scultura dell’Ottocento e del Novecento. Un museo diffuso della scultura, a cielo aperto e al chiuso. Lo spettatore viene trasposto in una dimensione che valica i confini del Complesso di San Domenico, ritrovandosi a tu per tu, grazie al modello virtuale, con opere altrimenti non visibili, perché non trasportabili per dimensioni particolarmente grandi o per fragilità, o perché inamovibili, come i monumenti. In un sol colpo si esce virtualmente dal Complesso e si visitano sculture disperse entro gli spazi aperti della città. Lungo il percorso pannelli espositivi e opere reali di Tito Angelini e Stanislao Lista.

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Esempio dell’esposizione della mostra “Il Bello o il Vero”.

Sotto ad ogni opera è stato collocato uno smart cricket, sensori che implementano l’esperienza fruitiva, attraverso cui il soggetto portato in mostra può interloquire con il visitatore, semplicemente scaricando un app su un qualsiasi smartphone o tablet. Tutte le opere hanno una loro identità multimediale e multi-lingua con dati e file archiviati all’interno di un database strutturato nel quale tutte le informazioni sono catalogate secondo gli standard adottati dal MiBACT. I visitatori entusiasmati entrano in contatto diretto con le sculture che diventano narratrici di se stesse. La mostra propone anche altri tipi di sperimentazione tecnologica, come virtualizzazioni e totem touchless interattivi che non vogliono assolutamente sovrastare la scultura reale, ma hanno il preciso intento di integrarla, come la possibilità di vedere l’opera, ricostruita in 3D, ruotare su se stessa a 360° proiettando il palmo della mano verso lo schermo.

Tra un affresco e l’altro, con scene del Vecchio e Nuovo Testamento alternati alla riproduzione di momenti di vita reale e quotidiana che vedono protagonisti i frati domenicani, si accede alla collezione Jerace. Il volto di Cristo in terracotta, entrando nella sala a sinistra, accoglie il visitatore in tutta la sua sofferenza viva e profonda. Più avanti il Guappetiello sembra parlare col suo volto così realistico, il suo fare con mani sul petto nei taschini del soprabito a riprodurre un qualsiasi giovinetto napoletano. Lo stesso Guappetiello che si vedrà in bianco e nero nello spazio espositivo successivo in veste fotografica, colto nella semplicità e vividezza del dettaglio, in un’ interessantissima mostra nella mostra: “Sguardi su Francesco Jerace di Silvio Russino”. Quarantadue fotografie, in pannelli bidimensionali e dialoganti fra loro, che riproducono gli stessi volti della sala precedente. Volti di donne e uomini realmente esistiti o del tutto immaginati, i volti di ognuno di noi nei quali il visitatore può immedesimarsi, laddove il lavoro di uno scultore di due secoli fa rivive in chiave moderna in scatti di un artista di oggi che si interroga sul vero messaggio di F. Jerace. Il tutto intervallato da un carinissimo e ristoratore caffè letterario popolato, in parte, dai bronzi di Tizzano esposti nella mostra a partire dal 2 aprile. Proseguendo a ritroso, con un rinnovato sguardo al fascino della modernità della fotografia, si accede ad un corridoio che testimonia ancora di più, come se non bastasse, il progetto ambizioso e rivisitato in chiave moderna e tecnologica di questa mostra. “Sguardi su instagram”, all’interno di una selezione delle cento foto più belle e particolari scattate dal visitatore a contatto diretto con le opere e fuori la mostra nelle meraviglie dei volti e degli scorci del paesaggio partenopeo. Tra un selfie con l’opera, gli interni della metro Toledo, il mare di Napoli solcato da una barchetta gialla, il visitatore è così invitato a dare il suo personale contributo con un “condividi la tua foto su instagram” al profilo “il Bello o il Vero”.La mostra, insomma, è davvero vasta e ricca di spunti, dal virtuale al moderno, dalla partecipazione interattiva fino al viaggio senza tempo nella scultura napoletana dell’800 e del primo 900, con un biglietto di ingresso modico di soli cinque euro dal Lunedì alla Domenica, dalle 11.00 alle 19:00. Per chi non volesse perdersi questa esperienza suggestiva, moderna e insieme antica, l’appuntamento è a San Domenico Maggiore, con possibilità di tenersi aggiornati sugli eventi in programma lasciando una mail al front office. Intanto, non meno importante, si è data la possibilità all’utente interessato di approcciarsi in prima istanza da casa con un viaggio virtuale nelle sale attraverso il sito www.ilbellooilvero.it. Che dire? Buona visione a tutti!