L’amore non ha mai smesso di essere fonte di ispirazione di molti autori da che l’uomo ne ha memoria. C’è chi ne ha parlato , chi ne ha scritto una poesia o un testo di una canzone. E con l’amore, il suo sigillo, patto d’unione, sacro rituale: un bacio.
A volte anche più di uno, “ma anche mille baci, e quindi cento” come quelli che Catullo voleva dare alla sua Lesbia.
Viene messo in scena nei film, addirittura vengono conferiti premi cinematografici al bacio più romantico ed emozionante. E poi, finalmente arriviamo al punto che interessa noi maggiormente, viene messo in scena anche in uno spot pubblicitario diventato virale in pochissimo tempo.
Parliamo dello spot “The Big Leap” della Lacoste, che deve il suo successo non solo alla notorietà del Brand e alla canzone dei Disclosure che ne fa da colonna sonora (che a sua volta ebbe largo consenso sul web), ma anche e soprattutto alla bravura e la tecnica dimostrata dall’agenzia che la ideò. L’agenzia BETC Paris, nel 2014, ne cura dunque la realizzazione, che non prevede la promozione di alcun prodotto, ma come è ormai frequente per marchi che vantano una certo posizionamento creativo sul mercato, piuttosto promuove l’immagine del Brand. La traduzione letterale del titolo è “Il grande salto“. Un salto da un edificio, ma che rappresenta una metafora di un bacio. Un bacio che spaventa, un bacio carico di tensione, di passione… e quindi un salto che diventa una caduta vertiginosa nell’oblio; e man mano che il corpo acquista velocità contemporaneamente aumentano le scariche di adrenalina, l’emozione, la paura che separa il momento della scoperta, di quell’atterraggio, di quello che potrà essere l’impatto, l’arrivo alla meta.
Le figure del discorso sono forme astratte, schemi, entro cui può configurarsi un’espressione. Nell’insieme delle figure retoriche si distinguono i tropi. Un ‘tropo’ è un trasferimento del contenuto di un’espressione dallo spazio che le è proprio a un altro: in tal modo, quell’espressione viene trasferita ad altri spazi, oggetti, operazioni o modi di essere, con un meccanismo di estensione. La metafora implica un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, o in questo caso nel video, se ne sostituisce un altro la cui “essenza” o funzione va a sovrapporsi a quella del termine/significato originario creando, così, immagini di forte carica espressiva.
Nel video il protagonista, è seduto in un bar. Non è solo, c’è la sua donna seduta di fronte. Gli sguardi che si rivolgono già fanno presagire che accadrà qualcosa, e la sensazione di agitazione che si percepisce nei movimenti nervosi di lui ne è il principale indizio. Tutto comincia a diventare una corsa, affannata, per colmare quello spazio, quella dimensione che separa due corpi che si attraggono. 60 secondi di pura tensione per lo spettatore.
La pubblicità attira l’attenzione ed è talvolta incisiva proprio grazie all’effetto di straniamento che i tropi suscitano nel fruitore. Il suo ruolo primario è quello di trasformare i prodotti(o il marchio in questo caso) in segni, di conferire loro connotazioni simboliche e deduttive. Il testo pubblicitario può essere considerato, in termini di Gestalt, come una configurazione globale dove i singoli elementi verbali e iconici compongono un campo, un contesto in cui il messaggio trova la sua ragione comunicativa totale. La comprensione del testo è strettamente connessa a un lavoro di percezione e di lettura derivante dalla presenza simultanea e dalla relazione di segni iconici e linguistici. Il linguaggio pubblicitario sfrutta la stretta connessione fra componenti visivo e verbale, fra forma e contenuto, così da poter suscitare l’attenzione senza rischiare di non essere compreso dal fruitore.
Negli ultimi secondi dello spot, il pubblico, dopo aver trattenuto il fiato come in una gara di apnea, finalmente rilascia tutta la tensione e può tirare un sospiro di sollievo.
E come la BETC Paris ha precisato nel pay-off : “He is about to risk it all to win the game of his life. It will take him confidence and courage to make the leap, beautifully. Life is a Beautiful Sport“.
“Lui è in procinto di rischiare tutto per vincere la partita della sua vita. Gli darà forza e coraggio per fare quel salto, bellissimo. La vita è uno sport meraviglioso“.
Lui, il protagonista, ha rischiato tutto sì, e lo ha fatto in nome di qualcosa per cui valga la pena vivere. L’amore appunto. Ecco, comunque, il video:
Ho 42 anni e arrivo con due anni di ritardo, ma il punto è questo: lo spot illustra (una rarità) il punto di vista di un uomo.
Nessuna donna lo può capire.
Viva la Francia, viva il maschile!
Questa (https://m.youtube.com/watch?v=_zPlr-o-YEQ), la versione femminea: “lo schiudersi”.
Che, rispetto al: “Il grande salto”, è l’opposto.
Comunque, Silvia, hai tradotto male: “it will take him”, significa: “gli ci vorrà”, “gli servirà”.
Non hai colto il punto, Silvia, che era ben scritto nel payoff, ma tu sei femmina e non lo capisci. Il punto è il coraggio (infatti il suo alter ego sul palazzo trema e non fissa i piedi bene a terra, da subito: la prova lo spaventa e fa fatica a trovare presa sul tetto, con i piedi) e la sensazione lunghissima d’incertezza, di salto nel buio, nel vuoto, che il colmare la distanza fisica tra se stessi e l’altro (un altro sconosciuto e imprevedibile) suscita, è resa benissimo.
Il fulcro è questo: la caga che ti prende nel fare un’azione che non sai se andrà bene finché non ci provi fino in fondo. Quella sensazione è meravigliosa: le farfalle nella pancia, l’adrenalina e lo sconfiggere l’istinto di fuga che si sente in sè. Possibile che, a 25 anni, tu non lo capisca?
Allora se tu avessi studiato un minimo di marketing della comunicazione, mio caro Luca aka, sapresti che nelle pubblicità di questo tipo: EMOZIONALE l’interpretazione che da il consumatore è la vera chiave.
“Il marketing emozionale fa appello alle emozioni e le attività così concepite, dal punto di vista neurologico, rimangono nella memoria a lungo termine, quella che conta e che crea ricordi. Inoltre creano un collegamento con un futuro comportamento.”
Dunque la mia è stata una MERA interpretazione SOGGETTIVA di ciò che la pubblicità mostra nella sequenza di immagini, seguita da una spiegazione un po’ più tecnica, quindi oggettiva, di questo tipo di pubblicità adottate nel marketing.
Ora io voglio anche accettare le critiche, e per questo chiedo preventivamente venia per quanto riguarda la mia traduzione sbagliata dall’inglese, non essendo la mia lingua madre, accetto la correzione e mi ripeto chiedo scusa. Ma è possibile che su 4 commenti, in 3 mi ribadisci il concetto che sono femmina e che non capisco??? Ma non è che per caso sei un omosessuale frustrato? perché altrimenti non riesco a spiegarmi questa tua ossessione nei confronti dell’universo femminile. In ogni caso non ho nulla contro la categoria, ma sarei dispiaciuta di questa frustrazione sfogata nella direzione sbagliata.
Se così non fosse e sei solo un maschietto col testosterone a mille, capiresti che ho capito benissimo cosa significava il salto di quell’UOMO, ok, UOMO, e credo di averlo anche reso abbastanza questo concetto nell’articolo.
Se poi credi che il mondo abbia bisogno di sentire anche l’interpretazione del vero uomo che sicuramente sei, puoi benissimo scriverlo tu un articolo su questa pubblicità. E’ divertente scrivere se si ha cose da dire, con calma e senza essere aggressivi. Tante buone cose.