Quando abbiamo deciso di organizzare il contest “#RaccontamiNapoli”, volevamo offrire un premio che mettesse in risalto alcuni aspetti della città di Napoli che ai più sfugge. Per questo, la scelta è caduta sul libro “101 Cose da fare a Napoli almeno una volta nella vita” di Agnese Palumbo, giornalista napoletana e studiosa della città partenopea nonché autrice di numerosi testi al riguardo. Proprio per questo, abbiamo posto ad Agnese alcune domande sulla città, forse, più maltrattata mediaticamente del pianeta.

 

  • Spesso si sente dire che a Napoli c’è poco da fare mentre tu con il tuo libro “101 cose da fare a Napoli almeno una volta nella vita” cerchi di dimostrare il contrario. Secondo te, da cosa è derivata questa convinzione?

Non credo d’aver mai sentito che a Napoli c’è poco da fare, piuttosto immagino ci sia poca reale conoscenza delle risorse che abbiamo, anche perché diamo tutto per scontato. Napoli è una delle poche città trasversali al mondo, ci si può stupire guardando un dinosauro e al tempo stesso un’opera di Warhol e in mezzo trovarci scorci di storia e arte di qualunque periodo. Possediamo alcuni tra i castelli più belli del mondo (non sono solo sfondi per cartoline!) e chiese di grande suggestione, come il barocco seducente di San Gregorio Armeno. Abbiamo a Napoli un turismo religioso, uno gastronomico, ma anche naturale, se consideriamo le numerose possibilità di esplorazione, dal mare alla montagna, ai numerosi parchi.

 

  • Chi critica Napoli, spesso, viene accusato di essere un “rinnegato” mentre chi la elogia viene tacciato di vuol nascondere i problemi: tu da che parte stai?

Ogni napoletano, almeno una volta nella vita, svegliandosi, ha sognato di vivere in Svizzera. Lo stesso napoletano che non potrebbe vivere in nessun altro posto del mondo. È l’alchimia dell’amore, un tormento permanente! Sentimenti a parte, c’è chi lascia Napoli per lavoro, per desiderio di realizzare i propri sogni, o anche solo per realizzare se stesso: l’atteggiamento punitivo nei confronti di chi parte è sintomo di un provincialismo che non rispecchia lo spirito cosmopolita di questa città. Nessuno si sognerebbe di definire Totò un rinnegato e ha vissuto tutta la sua vita a Roma.

Altro discorso sono gli “emigranti” quelli che hanno un conto in sospeso con se stessi e vivono da stranieri puntando il dito, quelli che qui a Milano non si buttano le carte per terra. Pure qui a Napoli, ma a molti la civiltà si impone a forza di multe e figuracce.

 

  • Napoli, forse, è la città più sottovalutata del mondo: secondo te, c’è davvero un accanimento mediatico nei confronti della città partenopea? Se sì, perché?

A volte scherzando dico che Napoli ha un pessimo ufficio stampa e in fondo è così. Napoli è stata la vittima sacrificale del grande progetto unitario, l’Italia andava messa insieme e due capitali non potevano coesistere. Una città ricca di storia indipendente di tradizioni e autonomia non poteva sottostare alle regole di un Regno estraneo (più che straniero). Così si è passata a demolirla mediaticamente. Un’operazione partita dalle fotografie di Maria Sofia, l’ultima regina del Sud, fino alla munnezza per strada. Di straordinario c’è che i napoletani di oggi hanno smesso di sentirsi orfani adottati, hanno cominciato a rispettare la propria Storia tirando fuori l’orgoglio. Non siamo più ospiti della città, noi oggi siamo la città e la carta di prima, adesso, più che buttarla a terra ce la teniamo in tasca, fino al prossimo cassonetto.

 

  • Come è nato questo tuo amore per Napoli, a parte, ovviamente, l’essere nata in questa città?

Ho studiato la storia della città, ho scoperto un percorso inedito e straordinario attraverso le sue donne, vere eroine, grandi personaggi trascurati se non addirittura dimenticati. Ho conquistato pagina dopo pagina, pietra dopo pietra, la visione di una città nuova, che racconta storie sconosciute a chi ha voglia di liberarsi dello sguardo comodo e scontato. Di recente ho letto che Il viaggiatore vede quello che vede, il turista vede quello che è venuto a vedere (Chesteron), Napoli paga la pigrizia di certi napoletani che la vorrebbero sempre uguale a se stessa. Una città con migliaia di anni sopravvive a tutto, anche al cambiamento, è questa la sua più grande risorsa.

 

  • Fra i tanti libri su Napoli, abbiamo scelto i tuoi per il nostro contest poiché ci mostra luoghi non soltanto da ammirare ma anche da vivere di cui, spesso, neppure ci facciamo caso. Tu come ne sei venuta a conoscenza? È davvero difficile scoprire alcune realtà partenopee?

Basta scegliere di vivere da viaggiatore, lasciarsi guidare dagli indizi, fare in modo che i luoghi ci emozionino anche quando sono conosciuti, recuperare lo stupore che spesso perdiamo. Una volta, ad esempio, sono passata a salutare la Chiesa del Carmine, la madonna nera, Corradino di Svevia, il pesce ex voto dei pescatori e passeggiando tra il borgo e la piazza ho rivisto donna Marianna e sono tornata alla piccola chiesa di San Giovanni a Mare. Aveva qualcosa di strano e bellissimo, tombe mute alle pareti e pareti di pietra scura umida. Il tormento mi ha attanagliata fino a quando non ho scoperto che le tombe erano quelle dei templari, pertanto anonime, e le pietre erano bagnate dall’acqua del mare che di notte, da sotto, si riappropria dei luoghi che le sono stati strappati.

 

  • Hai in programma altre opere letterarie?

Quest’estate alla Feltrinelli, con Massimo Piccolo abbiamo messo in scena  Le eroine del Sud, dedicato all’Unità d’Italia vista con lo sguardo del Regno delle Due Sicilie. Abbiamo raccontato, tra le altre, la storia di Michelina De Cesare, la brigantessa. Non è la prima volta che con Massimo portiamo a teatro la Storia di Napoli, era già successo con Sante Madonne e Malefemmine e Gli ultimi giorni di Napoli capitale. Immagino che proseguiremo questa ricerca per i prossimi lavori.

 

  • Chiudiamo con il nostro contest: dai tre motivi per cui è importante leggere i tuoi libri su Napoli.

Intanto un grande in bocca al lupo, non è facile scegliere di raccontare Napoli, è tale il confronto con i grandi autori che è necessario, quasi doveroso, trovare la propria voce. I miei libri possono essere una guida alternativa, uno sguardo diverso da quello che spesso si legge. Ho scelto percorsi impervi, poco battuti, talvolta articolati, come nelle 101storie su Napoli che non ti hanno mai raccontato. La Storia di Napoli è per me la chiave d’accesso per la sua anima, per le sue bellezze straordinarie.