Invitalia, che assunse questa denominazione il 23 luglio del 2008, venne istituita nel 1999 in Italia, a seguito dell’emanazione del d.lgs. 1/99, recante la denominazione “Riordino degli enti e delle società di promozione e istituzione della società Sviluppo Italia”, deliberato dal Governo D’Alema, come società per azioni dal nome  “Sviluppo Italia” avente come finalità principale lo svolgimento di funzioni in materia di Flag_of_Europe.svgpromozione di attività produttive e attrazione degli investimenti, di promozione di iniziative occupazionali e nuova imprenditorialità, di sviluppo dei sistemi locali d’impresa, anche nei settori agricolo, turistico e del commercio, di supporto alle amministrazioni pubbliche centrali e locali per la programmazione finanziaria, la consulenza in materia di gestione degli incentivi nazionali e comunitari (provvedendo all’attuazione degli accordi di programma dei progetti finanziati dall’UE), con particolare riferimento per il Mezzogiorno (dopo la scomparsa della Cassa del Mezzogiorno) e le aree depresse, come stabilito, tra l’altro, dalla normativa comunitaria (nell’ambito della politica di coesione, il Governo “dovrebbe” attuare gli obiettivi fissati a livello europeo).
Attualmente, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa
(Invitalia) è una società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
In attuazione dell’art. 45 della legge 144/1999 venne emanato il d.lgs. 185/2000 (“Incentivi all’autoimprenditorialità  e all’autoimpiego”) che, all’art. 13, contiene le disposizioni finalizzate a favorire la diffusione di forme di autoimpiego  attraverso strumenti di promozione del lavoro autonomo e dell’autoimprenditorialità dirette ad incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti privi di occupazione e a qualificare la professionalità dei soggetti beneficiari e promuovere la cultura d’impresa. Nel testo si legge che a favore dei soggetti ammessi ad avvalersi dei benefici sono concedibili contributi a fondo perduto in conto gestione, secondo i limiti fissati dall’UE; contributi a fondo perduto e mutui agevolati per gli investimenti, secondo i limiti fissati dall’UE; assistenza tecnica in fase di realizzazione degli investimenti e avvio delle iniziative. Inolte Invitalia s’impegna a favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditorialità, anche in forma cooperativa e a promuovere l’imprenditorialità e la professionalità dei soggetti svantaggiati.

Invitalia valuta i progetti presentati per avere accesso alle agevolazioni svolgendo una verifica formale dei requisiti di ammissibilità ed una verifica di merito sulla fattibilità tecnico-economica dell’iniziativa. A seguito dell’esito positivo di tale valutazione, si procede alla firma del contratto e all’erogazione iniziale di una parte del finanziamento.
2000px-Flag_of_Campania.svgNel 2013, per promuovere un programma, elaborato da Invitalia, di sviluppo delle aree colpite dalla crisi
industriale, è stato firmato un Protocollo d’intesa tra il Ministero dello sviluppo economico e la Regione Campania.
Ma fino a che punto Invitalia ha rappresentato una spinta propulsiva per la nascita di nuove imprese in Campania attraverso i suoi finanziamenti?
È proprio sulla natura dei finanziamenti erogati il punto su cui soffermarsi e distinguere tra quelli che sono a fondo perduto, quelli a tasso agevolato e quelli a tasso zero.
I finanziamenti a fondo perduto sono somme che, una volta ricevute, non devono essere restituite da coloro che ne hanno beneficiato. Essi vengono, di norma, concessi a fronte di un investimento dell’imprenditore per la realizzazione di opere ed è calcolato in percentuale sul totale d’investimento.
I finanziamenti a tasso agevolato, invece, sono quei finanziamenti erogati con fondi pubblici ad un tasso inferiore rispetto a quello di mercato, tipicamente lo 0,5%.
I finanziamenti a tasso zero sono i prestiti al consumo che hanno come peculiarità quella di avere il tasso annuale nominale pari a zero, pertanto il contraente non versa gli interessi, ma solo l’ammontare del capitale ricevuto.
Ma si tratta davvero di finanziamenti a fondo perduto quelli di cui all’art.13 del d.lgs. 185/2000?
In realtà attualmente sono predisposti finanziamenti a tasso agevolato da restituirsi in cinque anni.
Per dare delle possibili risposte alle domande relative ai meccanismi attorno ai quali ruota Invitalia, ho interrogato il dott. Domenico Graziano.
Qual è la sostanziale differenza tra i finanziamenti (“vantaggiosi”) erogati da Invitalia e quelli erogati da una normale banca e, soprattutto, perché si è passati da finanziamenti a fondo perduto a quelli a tasso agevolato?
La ratio di questo passaggio sta nel fatto che, attraverso i finanziamenti a tasso agevolato, si è razionalizzato il sistema dell’erogazione perché in questo modo avranno accesso ai fondi solo i soggetti che realmente hanno la volontà di fare impresa, perché solo chi ha tale volontà si mette nelle condizioni di poter corrispondere, entro cinque anni, l’importo oggetto del finanziamento da versare attraverso delle rate, ed essendo un fondo rotativo, attraverso questo meccanismo si consentirà ad altri giovani l’accesso ai fondi. Il fondo perduto, invece, consentiva, anche a coloro che non avevano volontà, di poter fare impresa, essendo i fondi erogati non soggetti a restituzione. In realtà il meccanismo è simile ad un finanziamento chiesto ad una banca, ma in questo caso, per importi che non superano 50.000 euro, non sono richieste garanzie accessorie.
Ma cosa succede se entro cinque anni non si riesce a versare la somma ricevuta? C’è il rischio di essere considerati cattivi pagatori per lo Stato?
Le imprese potrebbero fallire per due ordini di motivi: il primo è imputabile al mercato, per cui si realizzano imprese che in esso non funzionano o non hanno spazio; il secondo  è relativo alla mancata corresponsione, entro cinque anni, dell’importo ricevuto e questo rende il beneficiario un cattivo pagatore e ciò può accadere perché il progetto presentato non era frutto di previsioni naturali.
In tal caso, perché viene accettato un progetto che non vale se è alto il rischio che un’impresa fallisca? E soprattutto, in  questo caso l’assistenza tecnica di cui all’art. 13 del d.lgs. 185/2000 come viene prestata?
Il progetto viene accettato perché i valutatori si basano su proiezioni fatte sulla carta ed è pertanto difficile rendersi conto che si è di fronte ad un progetto che non vale.
Per quanto riguarda l’assistenza tecnica, io credo che Sviluppo Campania abbia ottimi strumenti di accompagnamento, il problema è l’approccio che le persone hanno con essi.
L’assistenza tecnica è pre- business plan e post-business plan, ma spesso sono gli stessi imprenditori a non seguire questo percorso di “accompagnamento”. L’assistenza serve anche a far capire se bisogna abbandonare il progetto, perché non è detto che l’imprenditore abbia le competenze per svolgere certe attività.

Di tutt’altro tenore sono le risposte di alcuni giovani imprenditori napoletani, che hanno risposto ad alcune domande, che si sono avvalsi dei finanziamenti erogati da Invitalia.
 Com’è stata la vostra esperienza con  Invitalia?
Dopo aver presentato domanda, venimmo convocati per un colloquio, il cui esito positivo ci venne comunicato dopo 30 giorni. La prima parte del finanziamento (il 20%) di regola dovrebbe essere corrisposta dopo 60, anche se a noi è stata corrisposta dopo 5 mesi, durante i quali avviammo già i lavori, dati i tempi e vincoli ristretti posti da Invitalia poiché l’Agenzia detta anche i tempi entro i quali devono essere effettuati i lavori. Il problema principale è che a decorrere dal giorno in cui viene corrisposto il 20% del finanziamento, si hanno solo tre mesi per poter concludere i lavori, altrimenti Invitalia annulla i finanziamenti. Ma la falla sta proprio in questo, perchè l’erogazione del finanziamento iniziale ci è stato corrisposto solo dopo 5 mesi, anzichè 60 giorni, durante i quali ci siamo visti costretti ad anticipare tutte le somme necessarie. La restante parte dovrebbe, di norma, essere corrisposta entro 90 giorni, ma a noi è stata corrisposta dopo un anno, e questo purtroppo ci ha fatti sentire con l’acqua alla gola e, soprattutto, abbandonati. Purtroppo per poter aprire un’attività con i soli soldi erogati da Invitalia e con i tempi dettati da essa, è impossibile, difatti durante il colloquio iniziale, la domanda di routine è quella in base alla quale l’Agenzia vuole sapere se si dispongono di fondi propri in modo tale da poter coprire le spese che si presentano in corso d’opera, probabilmente perché è risaputo che i tempi utili per la corresponsione del finanziamento sono lunghi e i finanziamenti erogati non sono tali da coprire tutte le spese. Questo meccanismo ci ha portato comunque a chiedere ulteriori finanziamenti alle banche e il contratto stipulato con Invitalia sicuramente non è per esse una garanzia.
Dati i tempi ristretti per i lavori e i tempi lunghi per l’erogazione del finanziamento, noi pensiamo che forse ci sarebbe convenuto rivolgerci direttamente ad una banca, perché, attraverso questo meccanismo di cui ci siamo avvalsi, abbiamo dovuto anticipare tutte le somme, soprattutto nella fase iniziale, visto che per i lavori edili viene corrisposto solo il 10%.
Il fondo perduto vi ha spinto ad approcciarvi ad Invitalia?
Noi avevamo l’illusione di poter avviare un’attività con i soldi derivanti dal fondo perduto, ma in concreto questo meccanismo serve a ben poco, date le condizioni vincolanti predisposte dall’Agenzia.
Nel testo del d.lgs. 185/2000 si parla di assistenza tecnica, in cosa consiste e voi come siete stati assistiti?
Invitalia sostiene di predisporre dei seminari sia prima che inizino i lavori sia in fase di realizzazione delle attività, durante i quali viene però semplicemente spiegato come bisogna pagare i fornitori, o le fatture che servono e come pagarle. Se parliamo di assistenza in senso stretto, quella non c’è stata, al punto tale che, se proviamo a metterci in contatto con il nostro tutor assegnatoci da Invitalia, potrebbero passare giorni prima di ottenere una risposta. In effetti, noi, proprio per avere assistenza, ci siamo rivolti ad un’agenzia di consulenza a cui pagare una percentuale e che ha agganci con Invitalia.
Nel caso in cui l’attività dovesse fallire, voi in che modo verrete tutelati?
Per cinque anni noi non possiamo fallire perché, se così fosse, siamo costretti a restituire tutta la cifra corrispostaci da Invitalia.
Consigliereste di rivolgersi ad Invitalia?
Se dovessimo tornare indietro, sicuramente non ci rivolgeremmo ad Invitalia, perché, sebbene ci abbia dato la spinta emotiva per realizzare in nostro sogno, noi ci siamo visti costretti ad anticipare tutto e quindi ci siamo sentiti abbandonati. Purtroppo solo in corso d’opera ci siamo resi conto che Invitalia non ci avrebbe aiutati.

Viene infatti da chiedersi se Invitalia abbia rappresentato un risveglio per le aree depresse, come quelle campane, o se sia un ulteriore meccanismo attraverso il quale lasciare che la Campania e i suoi figli “dormano” ancora a lungo, magari, in questo caso, non facendo dei sogni d’oro.
Lascio a voi rispondere all’interrogativo che nasce da quanto è stato scritto.