C’è stato un tempo in cui , sinuose mura di pietra, cingevano, come in un inconscio abbraccio, la città di Napoli. E fu tra quelle grandi mura che sorsero, con l’alternarsi del tempo, numerose porte d’ingresso per la città.
Una delle leggende ,che ancora si tramanda tra la gente del luogo,narra proprio di una di quelle porte.
Port’Alba, all’epoca era conosciuta dal popolo come Porta Sciuscella per via degli alberi di carrube che si trovano nei suoi dintorni.Oggi Port’Alba è incrocio di traffici e studenti,affari minuscoli e compravendite di libri usati .
Un caleidoscopio di voci,suoni e colori.
Ma c’è stato un tempo in cui quest’angolo, tra i più suggestivi della città, era teatro di favole nere, di storie inquietanti. Come quella di Maria a’ ross: a’ Ross per via della sua fluente chioma rosso fuoco. Maria era bella e giovane e tutti si fermavano a guardare la sua pelle d’avorio. Maria però, non ricambiava nessuno sguardo, perché nel suo cuore aveva già Michele. E anche il giovane ricambiava il suo impudente amore.
I due amanti vivevano agli antipodi delle grandi mura, per cui non s’erano mai potuti abbracciare e stringere. Un giorno il duca d’Alba decise di far costruire una porta per agevolare il passaggio dei cittadini nella città antica. Fu subito grande gioia nei cuori dei due amanti che credettero di potersi venire in contro e finalmente fare all’amore.
Ma non fu così. Una forza, che mai si spiegarono, continuava a tenerli separati, come se si trattasse di una maledizione. La ragazza dai capelli di fuoco, che tutto il quartiere ammirava, a poco a poco si ritirò nella sua casa con la morte nel cuore, dopo ever perso per sempre il suo amore. Maria si dannò per giorni e giorni e disperata per il dolore si trasformò in una creatura orribile; divenne cupa e torva, non mangiando divenne pelle e ossa, con gli occhi neri e incavati. La gente cominciò ad avere paura di lei e a credere che fosse divenuta una strega.
Erano anni terribili. Di inquisizioni e silenzi. Di processi sommari e di condanne esemplari.
Maria la rossa, fu condannata a una morte atroce, quella che toccava alle streghe. Fu rinchiusa in una gabbia, proprio sotto l’attuale Port’Alba, e lasciata morire di fame e di sete. Per giorni e giorni chiese inutilmente pietà.
Poi tacque. Solo un attimo prima di spirare ritrovò la voce. Una voce cattiva, che lanciò il suo anatema (la sua jastemma) alla folla venuta ad assistere al supplizio: «La pagherete tutti». E chiuse gli occhi per sempre. Il suo cadavere rimase in quella gabbia per settimane. Poi, anziché decomporsi, cominciò a pietrificarsi. La strega stava trasformandosi lentamente in una mummia. I giudici dell’inquisizione si affrettarono a far scomparire la gabbia temendo che in quella metamorfosi si nascondesse un prodigio. Ma per diversi anni ancora restò un gancio – unica testimonianza di quell’orribile esecuzione – sotto l’arco di Porta’Alba.
Resta un’ombra che, secondo le voci del popolo, da allora continua ad aggirarsi di notte tra librerie e botteghe. Resta la maledizione di un amore negato dal fato, che continua a vivere nelle parole delle persone, nelle storie e nella leggenda di quel fantasma che vaga per le strade, cercando una sola cosa: l’amore.
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