Natale è una festa di sapori, di profumi, di suoni, di immagini.
Il Natale a Napoli è quello di un popolo caparbio e ben legato alle proprie tradizioni che avvolgono tutti con la loro magia. Una mescolanza di sacro e profano che stravolge l’usualità a cui siamo costretti tutto l’anno. Le strade prendono vita, si riempiono di colori e di luci che sono installate ovunque con forme diverse che scaldano il cuore infondendo un senso di felicità e di entusiasmo. La luce delle festività è irradiata ovunque.
Ma esistono delle luci che hanno anche un odore e che, sebbene non le vediamo tutti, sono accese tutto l’anno. Sono luci tossiche che ardono nella zona denominata “ Terra dei fuochi”, l’area situata tra Napoli e Caserta comprendente circa 88 Comuni, con una densità demografica di 2.500.000 abitanti che ogni giorno respirano l’aria insalubre prodotta dai rifiuti tossici di ogni genere che vengono riversati sul territorio ed in seguito dolosamente incendiati.
La Campania è stata trasformata in una grande pattumiera in cui affluiscono i rifiuti provenienti da tutta Italia. Vernici, fibrocemento, amianto, scorie industriali ed ospedaliere, solventi ed addirittura scorie nucleari rientrano in quei 10 milioni di tonnellate di rifiuti tossici che giacciono nel sottosuolo della Terra dei fuochi, che fu così denominato da Legambiente nel 2003 in un suo rapporto sulle Ecomafie, terminologia utilizzata in seguito anche da Roberto Saviano nell’ultimo capitolo del suo libro-denuncia “Gomorra”.
Un verbale della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti risalente al 1997 contiene le dichiarazioni rese dal pentito affiliato al clan dei Casalesi Carmine Schiavone circa il traffico e lo smaltimento illegale dei rifiuti. Per ben 16 anni questo documento è stato secretato. Perché? Per complicità, per negligenza, per imperizia, per inadempienza o perché non si voleva sollevare un polverone che a distanza di anni avrebbe determinato la morte di uomini, donne e bambini?
Schiavone, che negli ultimi anni della sua vita si nascose dietro la parvenza di cittadino spinto dal senso civico, sostenne che quel documento fosse stato tenuto nascosto perché non c’erano fondi che avrebbero permesso la bonifica delle zone interessate e perché vi erano problemi logistici che riguardavano le zone in cui quei rifiuti sarebbero dovuti essere trasferiti.
Siamo di fronte al più grosso danno ambientale degli ultimi anni dilagante in Italia, un inferno atomico che ha incrementato i casi di neoplasie polmonari in Campania del 13% , aumentando, com’è ovvio, la soglia di mortalità.
Dove affonda le sue origini questo fenomeno di avvelenamento di massa? Quando è nato questo fenomeno di illegalità connesso allo smaltimento dei rifiuti?
Bisogna fare un salto nel passato di 25 anni. Nella metà degli anni ’80, la camorra, il cui credo è il mero arricchimento, instaurò un vero e proprio business con le imprese che si sono avvalse, in tutti questi anni, della sua coadiuvazione con il solo scopo di evadere il fisco e non pagare a prezzo di calmiere lo smaltimento dei rifiuti da loro prodotti e, pertanto, pagando solo un’irrisoria cifra alla camorra che avrebbe, a quel prezzo, smaltito ogni genere di rifiuto. L’illecito smaltimento dei rifiuti porta con sé un enorme problema, non solo ambientale e sanitario, ma anche economico, creando nocumento ai contadini che vivono grazie al commercio dei prodotti delle loro terre e del pascolo del loro bestiame, distruggendo un altro pezzo dell’economia che è rappresentato dall’ agricoltura. L’inquinamento delle falde acquifere significa acqua venefica che non solo viene bevuta o che entra in contatto con la pelle, ma che viene anche utilizzata per l’irrigazione dei campi agricoli, estendendo ulteriormente il problema perché rende nocivo anche tutto ciò che ingeriamo. Per risanare queste terre serve l’impegno delle amministrazioni locali e delle istituzioni che dovrebbero attuare, in tempi brevi, delle operazioni di bonifiche dei siti inquinati attraverso delle strategie politiche ed estendendo forme di controllo e di prevenzione. È stato recentemente convertito in legge il dl.136/2013, attraverso la legge 6/2014 recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate, ma che attualmente sembra non essere pienamente attuata. L’inerzia delle istituzioni è allarmante, la politica è silente. Nel 2013 agghiaccianti furono le dichiarazioni del Ministro della Sanità Lorenzin che affermò che la causa dell’epidemia tumorale in Campania è da attribuire alla sregolatezza delle abitudini dei cittadini. A queste dichiarazioni fecero eco ulteriori esternazioni che tesero a sminuire il problema o, addirittura, che ipotizzarono che dietro le proteste delle associazioni e dei comitati ci fosse la mano di forze criminali o affariste. Perché la politica finge di non vedere? Lo Stato abbandona i suoi cittadini, lo Stato abbandona lo Stato. D’altro canto i cittadini si sono avvalsi e si avvalgono tutt’ora dell’impegno di persone e delle diverse associazioni che rappresentano il raccordo tra la società civile e le istituzioni. Pertanto, per fronteggiare l’inadempienza delle istituzioni e la criminalità è necessario l’impegno congiunto dei cittadini, che ora non possono più nascondersi dietro la giustificazione del “non ne ero a conoscenza”. Ora tutti sanno. Tutti devono essere mossi dalla propria coscienza e dal proprio senso civico. Anni fa, venne organizzata da Don Maurizio Patriciello la “Marcia della Vita” che ottenne un gran riscontro da parte della cittadinanza dell’hinterland. Ma il dato agghiacciante fu constatare che molte persone erano lì senza cognizione di causa. Rimanendo in coda al corteo si poteva avere il dispiacere di notare che sull’asfalto giacevano bottiglie di plastica, cartacce e cose di altro genere. Manifestare per avere un ambiente salubre e essere i primi a far sì che esso non lo sia . Incoerenza, ignoranza? Probabilmente molti erano lí per tendenza e non per coscienza. Il passaggio di migliaia di cavalli avrebbe lasciato più pulito. La civiltà dov’è finita? Tutti abbiamo una coscienza, usiamola. Armiamoci di meno ipocrisia e di più coerenza e civiltà. Il problema riguarda tutti, non bisogna dimenticarlo.
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