Dom, Robert, Eams, Arianne, Mal, Saito. Se leggiamo le prime lettere di ognuno di questi nomi otteniamo la parola DREAMS.

Non è certo un caso, visto che sono i protagonisti di un capolavoro cinematografico firmato Christopher Nolan: Inception. Un innesto che Dom Cobb e la sua squadra devono fare per inserire un’idea entrando nella mente della vittima di turno attraverso i suoi sogni.

Il lavoro di Dominic Cobb è quello di prelevare i segreti nascosti nel più profondo del subconscio, entrando nei sogni altrui. Solo quando incontra Saito, un potentissimo industriale di origine giapponese, si trova a dover agire in un modo del tutto inaspettato. Saito, infatti, offre a Cobb la possibilità di rientrare negli USA, dove è ricercato per omicidio, se riuscirà ad inserire un’idea nella mente di Robert Fischer Jr. che, alla morte del padre, vorrà così distruggere l’impero ereditato. Cobb accetta l’incarico affiancato da una valida squadra e da Ariane, un’architetto la cui specialità è costruire spazi virtuali.

Sogno e realtà si mescolano in 142 minuti di film, non meno di quanto succeda nella vita reale. Siamo tutti incapaci di distinguere la verità e l’apparenza quando cadiamo tra le braccia di Morfeo. Ed è proprio lì che la nostra mente crea un mondo parallelo, fatto dei nostri desideri, delle nostre paure o dei nostri pensieri più nascosti che non confidiamo nemmeno a noi stessi. Nel sogno, l’illusione diventa la nostra realtà soggettiva che svanisce nel momento in cui apriamo gli occhi e veniamo ri-catapultati nella realtà oggettiva.

Nolan vuole esplorare la psiche umana durante il sonno, e lo fa come se sapesse già dove andare, come se avesse a sua disposizione un gps che non perde mai il segnale. L’illusione di un sogno è una realtà parallela. Questo sembra il messaggio finale che il regista vuole dare al suo pubblico: È tradizione che in questi discorsi si dica sempre ‘inseguite i vostri sogni’ ma io non lo dico perché non ci credo. Io voglio che seguiate la vostra realtà. Col tempo si è deciso che la realtà sia il parente povero dei nostri sogni. E io invece voglio dire che i sogni, le nostre realtà virtuali, le astrazioni di cui ci innamoriamo e nelle quale ci crogioliamo, sono dei sottogruppi della realtà”. ( dichiarazione di Christopher Nolan per The Hollywood Reporter 2015).