Mad men,
un termine coniato sul finire degli anni ’50 per descrivere i pubblicitari di Madison Avenue.
Loro stessi lo coniarono.
Così si apre l’episodio pilota della fortunata serie tv incentrata sulla vita dei pubblicitari dell’importante agenzia newyorkese Sterling Cooper, ovviamente con sede a Madison Avenue.
Capelli laccati, barba perfettamente rasata, completi rigorosamente grigi, acqua di colonia mescolata all’inconfondibile odore del tabacco tostato Lucky Strike; è Don Draper, l’affascinante e controverso direttore creativo della Sterling Cooper, che guida sapientemente art directors e copywriters nel creare i bisogni dei consumatori. E poi ci sono loro, gli account executive i teatranti del marketing, capaci di concludere elegantemente affari in club esclusivi, davanti a un bicchiere di Old Fashion (il whiskey preferito dal Mad man). La serie ha ottenuto numerosi premi e il consenso unanime della critica, per l’originalità della storia e la fedele ricostruzione del contesto sociale in cui è ambientata: gli anni ’60. Il successo è dovuto soprattutto all’abilità di raccontare i grandi mutamenti socio-economici, politici e culturali attraverso il filtro della pubblicità. Mad men ripercorre la nascita delle più importanti campagne pubblicitarie dell’epoca quali Lucky Strike, Volkswagen, Marlboro, Coca-Cola, Playtex e tante altre; è l’epoca in cui la donna via via si emancipa dal “focolare” e conquista i livelli dirigenziali; Martin Luther King lotta per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani; Nixon e Kennedy concorrono per la Casa Bianca; Marylin Monroe si suicida, lasciando un grande vuoto nel cuore di tutte le donne; i giovani si ribellano contro la società capitalista e i colletti bianchi della vecchia scuola e il primo uomo americano approda sulla Luna.
Da sempre guardato con un certo pregiudizio, quello del pubblicitario è tuttora considerato un lavoro inventato privo di codice deontologico. C’è chi li considera artisti, ma non hanno un albo apposito. C’è chi invece li considera professionisti di serie b ponendoli accanto a figure blasonate come l’avvocato o il medico.
Ma cosa sono i pubblicitari?
Sembrano venire da un altro pianeta eppure sono loro a essere meglio calati nella società.
Veri trasformisti, la vivono a 360 gradi per meglio sviluppare le loro idee. La loro abilità sta nel saper individuare le visuali più impensabili (dall’arte alla filosofia passando per il giardinaggio o il fai-da-te) da cui guardare il mondo e i suoi abitanti. Il loro dogma è la creatività allo stato puro; come i gatti hanno più vite: un giorno, sono donne che si interrogano su quale sia il colore di rossetto più adatto alla loro carnagione, il giorno dopo sono uomini d’affari che cercano la migliore compagnia aerea con business class; o ancora possono essere bambini chiamati a provare l’ultimo ghiacciolo sfornato dall’Algida.
Usano i loro sensi per ascoltare il mondo che li circonda e riprodurlo in formato campagna stampa. Il loro compito è mostrare ai consumatori ciò che ancora non sanno di desiderare: la funzionalità del messaggio comunicato attraverso un’elaborata combinazione di immagini, suoni, parole.
Gli anni ’50 e ‘60 hanno avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del mondo in senso occidentale. Ed è proprio qui che trova terreno fertile la grande macchina pubblicitaria, divenendo la sovrastruttura dell’economia; influenzando la società e dettandone le regole, le tendenze e gli stili del momento. La pubblicità ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nel testimoniare, talvolta indurre, i grandi cambiamenti nella società del tempo.
Infatti il boom economico del secondo dopoguerra e la divisione dei due emisferi: occidentale e “sovietico” innescano tutte le rivoluzioni economiche e sociali susseguitesi fino agli anni 2000. L’advertising in America, e poi in Europa, non è solo una strategia marketing in senso stretto ma un modo di reinterpretare la storia e chi ne fa parte.
Madison Avenue (East-side Manhattan) ha ospitato le sedi di quelle che sarebbero diventate le più grandi agenzie pubblicitarie espandendosi in tutto il mondo; McCann-Erickson, Leo Burnett, Grey Advertising, DDB e tante altre. Rivedere le loro campagne è come sfogliare le pagine della storia.
Da qui l’intuizione di raccontare mese per mese i veri Mad men.
Sono figli del diavolo i pubblicitari; hanno un cuore…forse.
Ma non chiamateli creativi.
Questa è Madison Avenue!
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