L’arte è una forma di espressione estetica che ha subito graduali ma profonde evoluzioni nel corso della storia dell’uomo.

Non bisogna essere dei critici d’arte per poter guardare e apprezzare un’ opera, ma di sicuro bisogna tener conto della mano e della mente che la produce, e soprattutto del contesto nella quale l’artista stesso è immerso.

Nello scenario odierno una forma emergente d’arte è quella denominata “street art”, che letteralmente significa arte di strada, urbana: la si ritrova nei luoghi pubblici(molte volte anche illegalmente), per le strade della città. Esistono diverse tecniche nella street art, e svariati strumenti per realizzarla quali bombolette spray, stencil, adesivi, vernici, sculture, proiezioni video ecc.

La storia della street art, così com’è definita, non è molto antica, anche se è abbastanza evidente che sia una forma d’arte evolutasi nel tempo e che ha radici ben più profonde. Da padre le fa il Muralismo, ovvero la pratica di dipingere sui muri, che ebbe inizio nel 1910, in Messico, e si distinse come forma di rivoluzione sociale. Essa si oppose fortemente alla pittura aristocratica da cavalletto, e si impose con forza come rivoluzione formale con precisi intenti educativi, includendo anche le classi diseredate dalla Nazione. Successivamente il Muralismo ha dato vita a varie forme ibride che si sono evolute e ramificate in diverse parti del mondo. In America, principalmente a New York, ad esempio, si ebbe la corrente del Writing, dove i giovani delle periferie iniziano a bombardare la città con il loro nome, quasi sempre uno pseudonimo, un Tag che ne rivendica la proprietà. Questa forma d’arte è una riappropriazione da parte dei cittadini della città, di quegli spazi pubblici che non appartengono più al suo popolo. Dunque sin dai suoi esordi questa tipologia di arte urbana ha sempre portato dentro di sé una rivoluzione, un risveglio che parte dal basso, e che solo negli ultimi anni ha ottenuto il suo riconoscimento come vera e propria forma d’espressione artistica.

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Omologazione scolastica di Felice Pignataro- fonte:felicepignataro.org

“Impara l’arte e mettila da parte”. Questo sicuramente è un consiglio che gli street artists non hanno mai ascoltato. In primis perché l’arte non si impara, è un dono. E poi perchè un’opera a muro richiede spazi che non possono essere ridimensionati, e quindi pare un po’ difficile nel pratico poterla mettere da parte. In più, la street art, non ha la pretesa di essere pagata per essere guardata, anzi si offre gratuitamente a tutti. E’ presenza; anche se ci passi accanto e non te ne accorgi, il murales guarda te, e ti sta parlando. Ti sta raccontando qualcosa. Non a caso molti artisti, poi, sceglieranno Napoli come un’unica e grande tela dove imprimere le loro opere, e farla divenire quella che oggi è: una vera galleria d’arte a cielo aperto. E’ così intrisa di street art che nasce l’esigenza di censire e mappare tutti i lavori pittorici presenti nel centro storico partenopeo, con relative interviste agli autori. Nel 2015 prende vita il progetto Napoli Paint Stories: street art e graffiti tour come sezione interna al progetto NAU – Napoli Azione Urbana, grazie all’ANCI, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e all’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli.

La street art, però, non invade solo il centro storico della città, ma anche l’intero hinterland con le sue periferie e le sue storie, che dall’inizio degli anni ’80 furono portate alla luce grazie all’intervento del muralista Felice Pignataro. Quest’ultimo assieme a poche altre persone, fondò l’associazione culturale GRIDAS (Gruppo di Risveglio Dal Sonno), mettendo le proprie capacità artistiche, culturali, al servizio della gente comune per stimolare un risveglio delle coscienze e una partecipazione attiva alla crescita della società.

Kaf, Miedo, Zolta, Arp, Alice Pasquini, Mattia Campo Dall’Orto sono solo alcuni dei nomi degli artisti urbani che hanno onorato la città con le loro opere, non solo partenopei e italiani ma anche artisti provenienti da tutto il mondo si sono affacciati alla finestra di questa città. Banksy, ad esempio, noto street artist londinese, di tutte le città italiane sceglierà esclusivamente Napoli per realizzare, con la tecnica dello stencil, due famose opere. Purtroppo per noi solo una delle due è rimasta illesa, e si trova a Piazza dei Gerolomini: una madonna barocca, raffigurata con dei veli svolazzanti, intenta ad osservare al di sopra del suo capo una pistola.

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Volto di una bambina rom, di Jorit Agoch- fonte:www.logicult.com

Tra gli artisti più recenti, non si può non parlare di Jorit Agoch, che realizza un murales di 20 metri, su di un palazzo a Ponticelli. Focus principale dell’artista sono i volti, nell’opera specifica, quello di una ragazzina rom, ma che se la guardi e non lo sai, ti sembra una bambina qualunque, una scugnizzella dei quartieri, perché “e’ criatur so tutt’ ugual'”. Successivamente a Forcella un altro murales dell’artista che ritrae il santo patrono della città: San Gennaro. Quest’opera ha suscitato numerose polemiche, in quanto il volto del santo sembra rassomigliare molto a quello di un noto boss della camorra.

E se l’Italia fatica a rispondere alle economie e politiche mondiali, di certo non arriva mai in ritardo quando si parla d’arte e di cultura. Il golfo di Napoli, infatti, non è l’unica città a colorare le proprie mura. Bologna, ad esempio, è una delle città che in questi ultimi giorni ha fatto parlare di sé, proprio in merito a delle opere di un artista conosciuto come Blu. L’artista paradossalmente ha realizzato nello stesso periodo un’opera a Materdei, a Napoli, ovvero un murales che raffigura un detenuto dipinto sull’ex Opg occupato, mentre nella sua città, Bologna appunto, sta cancellando le sue tracce. Blu spiega che la sua è una vera e propria protesta, conto la mostra “Street art”, spiegando che la street art nasce e si promuove come strumento di denuncia, e quindi come mezzo di comunicazione di massa. Non vuole essere messa sui piedistalli e nelle case di milionari. Nasce nelle città, nelle periferie, nei quartieri e deve crescere e alimentarsi dalla sua linfa, non può sradicarsi da essa. Proprio per questo motivo, la street art non può essere solamente raccontata, va guardata, e senza l’ambizione di volerla spiegare a tutti i costi.

L’invito che rivolgo ai lettori è quello di venire al più presto a visitare i vicoli della città di Napoli per viverla, vivere dei suoi contrasti e dei suoi colori, per restare semplicemente incantati dinnanzi a queste magnifiche opere.