Il Balletto: sebbene sia un argomento il più delle volte accantonato nell’ambito della cultura partenopea, è giusto sapere che anche questa forma d’arte scorre tra le viscere della nostra città.
Per chi non lo sapesse, Napoli, la capitale del sud, con il suo mare e il suo amore, nel 1842 ispirò uno dei più famosi coreografi del Romanticismo, August Bournonville, il quale le dedicò un balletto intitolato “Napoli – Il pescatore e la sua sposa”. Rimasto affascinato dalle bellezze della città partenopea, simbolo di semplicità e vitalità, Bournonville scrisse un libretto caratterizzato da uno dei temi classici del balletto romantico: l’interesse per la vita della gente umile. Scritto in tre atti, narra la storia di Teresina, futura sposa del pescatore Gennaro, che durante una tempesta cade in mare e viene portata da Golfo, lo spirito del mare, nella Grotta Azzurra dell’Isola di Capri. Dopo aver superato diversi ostacoli, Gennaro riesce a liberarla e a riportarla con se, così i due innamorati possono finalmente convolare a nozze.
Napoli, è uno dei più celebri balletti coreografati da Bournonville e ancora oggi è un classico del repertorio del Balletto Reale Danese, la vera punta di diamante, paragonabile al “Lago dei cigni” per il Balletto di Mosca. Le musiche di Niels Wilhelm Gade, Edvard Helsted, Hans Christian Lumbye, e Holger Simon Paulli, ci riportano alla Napoli del 1800: sembra di rivedere la bellezza di una città piena d’arte e di cultura ma anche terra di un popolo semplice e allegro. Allegro come il tempo della tarantella con cui il balletto si conclude per celebrare l’amore che trionfa.
Un amore romantico raccontato a Napoli, che tra i suoi mille colori ha ancora quelli della poesia e del sogno, quelli che riuscì a cogliere Bournonville, che scelse di portarli in giro per il mondo affinché tutti potessero, anche solo attraverso l’arte della danza, conoscere la briosità e l’allegria partenopea.
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