Le cave sono sempre state una parte integrante della città di Napoli: in epoca romana, I secolo, queste caverne furono ampliate per contenere l’acqua piovana; l’ingegneria romana fu in grado di trasformare questo complesso di cave in cisterne, in un acquedotto efficientissimo che, anche se aggiustato e adeguato nel corso poi dei secoli, ha dato acqua alla città di Napoli fino al 1885. La storia riporta una data, il 1853: in quest’anno re Ferdinando II di Borbone commissionò all’architetto Enrico Alvino, di costruire il ‘tunnel borbonico’: il tunnel avrebbe dovuto collegare, per ragioni evidentemente militari, la caserma di Palazzo Reale con quella di via Morelli; lavori che comunque non videro conclusione per motivi finanziari e vista l’imminente Unità d’Italia.
Queste caverne divennero di un’importanza vitale, quando durante la seconda guerra mondiale il popolo di Napoli, vittima dei bombardamenti alleati e per sfuggire a morte certa, trovò riparo e protezione in questi cunicoli. Si calcola che all’incirca 150 cavità sotterranee vennero disposte a ricoveri; ritrovati poi, a testimonianza di ciò, letti e sedie che furono portati dai rifugiati durante il bombardamento più massiccio, quello del 1943. Napoli è intrisa di storia, di mito e aleggia nel suo perimetro un non so ché di mistico: nelle sue profondità, anche lì, si palesa la sua maestosità.
Nessun Commento