Bombardamenti mediatici si affiancano a bombardamenti materiali, fisici. Anche a Parigi, gli acquisti natalizi non si bloccano e le vetrine sono agghindate ad hoc, Gallerie “Lafayette” per prime. Ormai siamo costantemente malati… Che si tratti di vera influenza, di febbre del sabato sera o di shopping compulsivo e quant’altro, poco importa.
Le “convulsioni” d’acquisto ci sono e si vedono.
E’ così che, mentre le nostre orecchie si assuefanno al perpetuo “Jingle bells” e la tv ci esorta al “Buttati che è morbido!”, i banner pubblicitari si alternano ad intermittenza, a mo’ di minilucciole sull’albero di Natale, “catalizzando” inconsciamente la nostra attenzione sul binomio rosso-verde, simbolo del Natale.
Ma non è tutto così scontatamente convenzionale come potrebbe sembrare. Di certo, non manca nella hit dei prodotti più gettonati, l’onnipresente iPhone che compare tra un monito pubblicitario e l’altro. “Mancano 28 gg a Natale”, “regalati un’emozione polare”, “concediti un caldo week-end di relax”, sono solo alcuni degli svariati specchi per le allodole che ci vengono proposti mentre il web stravolge anche le stagioni e le temperature con le sue offerte low-cost.”Chi ha detto che a Natale fa freddo? Vola ai Caraibi con noi!”. E’ così che ci ritroviamo sommersi da messaggi e proposte pensate tanto per le famiglie e le giovani coppie quanto per i pensionati. Un commercio spietato sostenuto da una propaganda altrettanto spietata che associa beni materiali e morali sino persino a scambiarli, posizionandoli al medesimo livello.
Una foto diventa “un pezzo di noi”, il pandoro “il nostro primo Natale d’amore” o, ancora, un cioccolatino assurge a ruolo di “perno” natalizio, quasi a significare che senza di esso, non sarebbe Natale. Insomma, dai mercatini al web, tutto diviene shopping promozionale, non dimenticando artisti di strada ed animazioni on the road a completare il quadro, altro che zampognari! Loro al look non badano, mentre quest’anno, Babbo Natale con la barba glitterata è il massimo del cool, per non parlare delle babbe in abiti succinti e biancheria rigorosamente “red”. In questo trambusto di suoni, luci e colori, una cosa è certa: le mode passano, ma le tradizioni restano.
La riprova sta nella scomparsa del compianto Luca De Filippo risalente al 27 novembre scorso. Chi non ricorda il famoso “Lucariè” pronunciato in “Natale in Casa Cupiello”? Anche nel 1931, dunque, esistevano i bombardamenti psicologici, ma quelli, in verità, erano di altro livello. Allora… Che ne dite? “Ve piace ‘o presepe?”.
Francesca Martire
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