Accanto alla grande tradizione canora italiana corre, di pari passo, la grande tradizione musicale napoletana.
Napoli ha dato i natali a musicisti e compositori che hanno fatto la storia, elevando musicalmente la città alla stregua delle grandi capitali della musica, come Londra, Harlem, Seattle e l’elenco dei musicisti napoletani sbarcati oltreoceano, per fondere e apprendere le tecniche e le sonorità è infinito, dagli USA all’America latina. Dal continente nero al medio oriente i musicisti napoletani hanno appreso, conquistato e fatto tesoro delle “tradizioni musicali di tutto il globo”.
Ma nell’underground urbano, le culture e le diversità sono infinite e una parte, forse per estrazione o per convenienza, ha scelto di avere una musica personale che parlasse esclusivamente di loro, delle loro storie.
Mentre artisti del calibro dei 99 posse, Almamegretta, Pino Daniele e Senese negli anni ’90 misero in moto una rivoluzione musicale attraverso una musica più ricercata e influenzata da jazz, funk, rap ed elettronica con testi più a sfondo sociale, nell’underground napoletano si faceva strada “Il Neo-melodico”.
Diametralmente opposta alla rivoluzione in atto cominciata negli anni ’90, capostipite o precursore di questa corrente musicale fu Nino D’Angelo che, mentre all’inizio degli anni ’80 diede nuova vita alla tradizione melodica napoletana nei ’90 se ne allontanò abbracciando una musica più ricercata e testi più impegnati.
All’inizio degli anni ’90 cominciano a spuntare come funghi, uno al giorno, “come i fotografi su facebook” , i cantanti neo-melodici.
Ma cos’è il Neo-melodico? Di cosa parlano le canzoni? Di Amore!
Amori contrastati, amori tragici, amori falsi, tradimenti, amanti, donne amate tra il contrabbando e la galera, amori che rimarcano strati sociali che si stavano assottigliando ma che mantenevano identità ben salde, così salde da ristabilire una distanza siderale tra i quartieri che abitano la città.
Le struggenti dichiarazioni d’amore presenti nei testi non danno molto spazio alla ricerca musicale: melodie semplici, ma con parole che arrivano dritte al cuore di romantiche ragazzine che non vedono l’ora di sentirsi donne, “spose ragazzine”, perché in fondo l’amore ci fa sentire liberi o almeno è questo che vogliamo credere.
I ragazzi vogliono sentire di amori nati dalla “pusteggia” fatta in motorino, vogliono sentirsi dire: “tu si o primm” e poco importa se non è vero, l’importante è cantarlo al mondo, esclusivamente in napoletano, perché non è un dialetto, è una lingua; violentata, storpiata, che fa esprimere concetti aulici con una semplicità disarmante, ed è anche per questo che si ascoltano i neo-melodici: << pecchè parln napulitan, parln e nui, de cos nostre>>. A volte al limite del ricolo, con paragoni poetici e struggenti, chi non ha mai sentito o detto: << senz’e te so na vela stracciata>>? o nella più “pudica” delle ipotesi << e lievet stu jeans>>, ma anche altri tipi di amori vengono consumati nelle tracce dei dischi dei neo-melodici, tipo quello di un padre per un figlio che invece di insegnargli valori come farebbe ogni genitore, gli canta con somma ingenuità << Bancomatt ogni matin pe ne nu figlio che se fa va va….>> ed è in questo mondo, dove cerimonie pacchiane vengono consumate con il susseguirsi di decine e decine di cantanti, perchè non dimentichiamo che dietro questo mondo c’è un impresario, di solito di discutibili trascorsi, insomma si, la camorra sta dietro a tutto questo, e non certo strabuzzerete gli occhi leggendo queste frasi, c’è, perchè è un giro d’affari enorme, tutto esentasse ovviamente, ma con tanto tanto “amore” proprio come nei testi delle canzoni. Un’altra faccia dell’amore.
Si parla di quartieri, quelli difficili, quelli che non danno troppe scelte, quelli che o te ne vai o ti adegui, e adeguarsi per certe persone non costa nulla, perché nulla vogliono se non il benessere personale e questo “Ammore” che fa dimenticare anche le origini e gli affari loschi, cantato e decantato fino alla noia, insomma non un genere, ma uno stile di vita, una moda da seguire ma circoscritta alla città, o ad una parte della città, che non accetta i dettami musicali del rock o del jazz o indie, ma personalizza e discrimina tutto ciò che non è neo-melodico.
Se poi apri la porta di casa, e vai a scandagliare le vite sentimentali di questi quartieri ci trovi i tradimenti che trovi nei testi delle canzoni e nell’altra borghesia che, ipocritamente, nasconde; ci troverai i giri loschi che trovi, sia nei testi dei neo-melodici sia nei cosiddetti quartieri alti che “candidamente” li celano dietro la parola Affari.
Ci troveremo i tradimenti, le corna, amori al limite dell’incestuoso che Brooke Logan potrebbe rabbrividire o chiedere un corso di aggiornamento.
Insomma il soggetto preferito dai neo-melodici è l’amore, non importa come, se lecito o no, se corrisposto o no, se deve cadere nell’illegalità per una conquista, l’importante è che possa dedicarti una “Fronna di limone” con un va-va-va a chiusura della nostra canzone.
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