Può essere possibile parlare di Napoli e della lotta alla criminalità senza scadere in quello che può essere definito “effetto Gomorra”?
Alessandro Dervisio (regista) e Danilo Rovani (attore protagonista) credono di sì, e ci sono riusciti. Da un soggetto loro infatti è nato Napulione, un poliziesco che fa l’occhiolino agli anni 70 di “Er Monnezza” (Tomas Millan), con ambientazioni partenopee; un antieroe che combatte la criminalità con piglio criminale, ma con un cuore d’oro e uno strano, ma efficace, senso di giustizia. La prima puntata, uscita in anteprima al cinema “La Perla” il 27 febbraio, è un mix tra gag comiche e momenti di azione pura dove il criminale e i personaggi che lo circondano, un po’ per la volontà del regista, un po’ per esigenze narrative, sono sempre molto goffi, impacciati, dei veri e propri disagiati in quello che potrebbe essere un mondo ideale, senza però scadere nell’utopia; semplicemente mostrare quanta stupidità ci sia dietro le “menti” criminali. Esposito Napulione, agente esperto di camuflage e infiltrazioni, viene reintegrato in polizia dopo una sospensione turbolenta. Il suo reintegro però è associato ad un’operazione delicata che il nucleo operativo del commissario Russo (Arduino Speranza) deve affrontare. Ci sarà un susseguirsi di scene cariche di tensione, gag comiche, momenti rosa e rocambolesche situazioni in cui si troveranno i nostri eroi, accompagnati fedelmente e con un’ottima prova dagli agenti Palma e Romano (Cinzia Cordella e Armando Iodice), e dall’affascinante magistrato Russo (Sophia Rubino).
Tutta la puntata viene oltretutto accompagnata da ottime colonne sonore: l’encomio va a Fabrizio Fedele che ha composto la sigla iniziale(ed alla voce Salvatore Lampitelli, frontman di Sabba e gli Incensurabili); un perfetto pezzo in stile funky anni 70 richiama quello che era un grandioso filone musicale strettamente collegato ai polizieschi di quell’epoca. Il lavoro svolto da Alessandro Derviso alla regia è stato un lavoro ben curato, grazie soprattutto alla fotografia di Antonio De Rosa (A.I.C.). Con un uso saggio della steadycam, inquadrature “sbollate” ottime per creare tensione nello spettatore e tagli molto veloci, il ritmo della narrazione non stanca mai, anzi, è sempre sostenuto e “sul pezzo”. Intervallando scene d’azione puramente poliziesche, ammiccando anche un po’ allo stile americano degli anni 80, e dialoghi in napoletano sempre brillanti e con un tocco di pulp, si hanno dei momenti dove le risate faticano a trattenersi. Due i leitmotiv che si ripropongono abilmente durante la puntata: la telefonata della moglie del commissario, sempre nei momenti meno opportuni (arrivando ad essere anche un pretesto sul finale della puntata per ammiccare al meta-cinema); le ottime capacità da cuoco di Napulione, che si troverà a dover consolare più volte il commissario, la cui moglie è anche incapace di cucinare qualsiasi piatto.
Questa gag, e la passione di Napulione per la cucina, viene fatta quadrare nella narrazione tramite il personaggio dello Zio del nostro protagonista (interpretato da Antonio Buonomo) che è un ex delinquente sempre informato sulla malavita a Napoli, ed ora cuoco in una locanda, nonché consigliere e aiuto del camaleontico poliziotto.
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