“Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro” –
E. De Filippo.
Uscendo dal teatro San Ferdinando, comprato e ristrutturato dallo stesso Eduardo nel 1948, nella piazzetta a lui dedicata troviamo affissa al muro questa sua citazione. Credo con molta lucidità e fermezza che il messaggio da lui lasciato in eredità, attraverso le sue commedie, tra le righe dei copioni fosse proprio questo: il teatro rappresenta la vita stessa; sui volti degli attori si leggono tutti gli stati d’animo mescolati con l’espressività napoletana, che rafforza quel concetto di comunicazione visiva tanto ricercata da Eduardo, portando al confronto con la parte più umana di un popolo che giorno dopo giorno, nottata dopo nottata è sopravvissuto a se stesso.
Il nostro percorso per conoscere il pensiero ma soprattutto l’uomo Eduardo dietro l’attore e la sua filosofia, ci porta ad analizzare oggi Questi Fantasmi, commedia in tre atti: quando l’ingenuità dell’uomo e la miseria dei piccoli gesti quotidiani diventano pura arte della commedia.
Protagonista è Pasquale Lojacono,”anima in pena”, raffigurante un popolo per l’ennesima volta disilluso nelle sue fantasie di una vita migliore dopo la guerra.
Riceve in affitto gratuito per circa 5 anni un appartamento con 18 stanze, all’interno di un palazzo seicentesco di Napoli perchè si vocifera sia infestato dai fantasmi. Lojacono ha il compito di riaccreditare l ‘abitazione sì come d’accordo con il proprietario, ma anche nel suo stesso interesse in quanto vuole adibirla a dignitosa pensione ; così da poter regalare finalmente una vita più agiata a Maria, la giovane moglie alla quale si guarda bene dal raccontare questa storia . Le cose strane succedono, la commedia si svolge in un susseguirsi di equivoci che lasciano trasparire un’ingenuità quasi voluta del protagonista (tanto da spingere il pubblico a chiedersi: “ci è o ci fa?”): soldi, fiori e regali compaiono d’improvviso nella casa e Pasquale comincia a sua volta a credere non solo che i fantasmi “arieggino” ma addirittura che uno di loro l’abbia preso a ben volere. Si tratta, in realtà, di doni del ricco Alfredo, amante di Maria, lasciati in casa affinché la donna possa vivere nell’agiatezza e il merito possa ritenersi “contento”
Il personaggio particolare della commedia è fuori dalla scena (lo percepiamo grazie alle interlocuzioni di Eduardo e del portiere): il professore Santanna, dirimpettaio di Pasquale. Eduardo stesso dichiarò che nessun attore sarebbe stato in grado di interpretare un personaggio simile e quindi fu voluta la scelta di lasciare la “finestra aperta” sul professore Santanna, lo spettatore. Una figura che fa sentire la sua presenza costante come un occhio che sta lì, guarda e giudica la realtà miscelata alla credenza popolare del fantasma che abita la casa, alimentando così le credenze di Pasquale. Aldo Giuffrè lo definì “l’occhio del mondo” sta lì, osserva tutto ciò che succede nella sventurata casa. E’ stesso il professore Santanna, a suggerire indirettamente al nostro Pasquale la sua condizione di persona tradita. Tutti ricordano la famosissima scena del balconcino,Celebre la scena del caffè sul balconcino elogio poetico del caffè come pausa, come spazio che l’uomo si ritaglia per se stesso, evadendo da una “realtà” fin troppo chiara, quando Lojacono, spiega il funzionamento della “napoletana” e del particolare del “becco”. il Professore, con tutto il sarcasmo tipico dell occhio del mondo, invece di guardare la caffettiera, guarda l’ingenuo Pasquale, “becco” infatti gergo significa “cornuto”. Il professore incide tantissimo anche sulla conclusione della storia, suggerendo a Pasquale di fingere di andar via per far si che il “fantasma/amante” si manifesti.
Con Questi fantasmi, Eduardo riesce a portare una vera innovazione nel teatro napoletano, dare al dramma che un uomo qualunque può vivere quale possa essere il tradimento, la sfortuna, l’instabilità economica un piglio quasi divertente, dove il dolore e le lacrime possano essere il tema centrale di una farsa.
Tra le varie critiche ovviamente positive che mi ha più colpito, è stata quella riportata da un edizione de L’Unità del 1950, dove dice testuali parole :
Questi fantasmi può essere considerato come esempio tipico che il Pandolfi definì “l’umorismo doloroso” di Eduardo. In questo umorismo doloroso, in questa dialettica del riso e del pianto, della farsa e del dramma è la svolta impressa da De Filippo al teatro napoletano. Il dolore e il pianto possono essere argomento di farsa, nei momenti in cui la vita non è che una farsa tragica. Tale l’ha vista Eduardo ed è in ciò la sua importanza. Ecco perché delle sue commedie il contenuto è universale e solo l’espressione è napoletana.
(Giulio Trevisani, L’ Unità, Milano, 17 novembre 1950)
Insomma i fantasmi sono ovunque, fuori e dentro di noi, a volte basta poco per scacciarli, bisogna solo riuscire a riconoscerli.
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