Capita spesso di pensare che la forza motrice di una pubblicità sia la sua spettacolarizzazione.
Ma molte volte si trascura quanto la semplicità possa rappresentare la vera testata d’angolo di un messaggio dai contenuti chiari e alla portata di tutti. La potenza su cui spesso si poggia la semplicità è l’esaltazione della quotidianità: una famiglia, una strada, un luogo di lavoro sono contesti apparentemente banali, ma possono assumere sembianze oniriche, mostruose o calde ed accoglienti, rivelando quanto all’interno di contesti abituali si nasconda quella fantasia e quella bellezza che solo una pubblicità può portare alla luce.
Il canto delle sirene non ha mai preteso una laurea per essere compreso. Allo stesso tempo non ha mai disposto parole in maniera usuale, ma ha sempre cercato di incantare Ulisse con la poesia. Al di là di una penna, una tazza o una chitarra, si cela un racconto, una storia: scopo della pubblicità è proprio quello di rivelare al mondo la poesia nascosta nella banalità. L’essenziale è un concetto che la pubblicità deve rendere visibile agli occhi.
E’ ammesso un linguaggio né troppo aulico né troppo tradizionale. Il concetto di semplicità è del tutto relativo allo spettatore, ma una pubblicità sa come “farsi bella con poco trucco” in modo da sedurre sia l’utente più acculturato che quello meno erudito.
Cavalcare una moda, parlare di un particolare momento storico o di uno stereotipo è un buon modo per conferire semplicità.
E’ ovviamente rischioso far riferimento a dei luoghi comuni, perché la possibilità di cadere nel banale è dietro l’angolo: la bravura del pubblicitario sta nel saper ammaestrare l’originalità, che con le sue vesti inusuali ammanta di nuovo anche ciò che si ha sempre davanti gli occhi.
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