Ci sono un paio di cose che gli americani sanno fare proprio bene, tra queste due qualità indiscusse: pubblicità e senso dell’umorismo.

Il Natale del brand, delle reclame, promozioni, annunci e propagande è proprio questa patria a stelle e strisce. Se poi questa patria di pubblicità ed humor ne crea un connubio, gli inchini e i “touché” sono d’obbligo.
Ebbene un uomo è riuscito nell’impresa! I plausi di questa corrispondenza fra le parti va ad un genio americano, sicuramente un po’ incompreso, ma è un rischio che tutti i geni sono disposti a correre da sempre. Fatto sta che compreso o meno ha saputo far successo. Il suo nome è Tom McElligot.
Ma chi è Tom McElligot?

Tom è un copywriter  che non ha nemmeno fatto amicizia con Wikipedia. Di lui si parla poco; non è un personaggio coraggioso, al contrario di lui ne era famosa la timidezza, né dall’ aspetto brillante, non viveva nel traffico di New York ma nel tranquillo Minnesota.
Tom è un pubblicitario che aveva un solo credo: il lavoro.  Lavorava sodo, e faceva la differenza. Le sue campagne note per arguzia, ironia ed efficacia lo portarono, nella città che l’aveva visto emergere, a costruire il suo impero, fino a fondare negli anni 80 la Fallon McElligott Rice”.
Il genio iniziò a non essere più incompreso ma, con l’umiltà che l’aveva sempre caratterizzato, inizia a farsi strada tra “i piani alti” del settore. E Bingo! Il genio viene notato da una rivista che degli “incompresi” ne faceva delle icone: Rolling Stone.

copertina Rolling Stone_nbdv

copertina Rolling Stone- fonte: www.flickr.com

Rolling Stone è la rivista periodica americana il cui nome trae origine dal singolo di  Muddy Waters del 1948, che argomenta su politica, musica e cultura di massa. Nel 1985 bussa alla porta di McElligot che vuole il genio tutto per sé, perché il compito da dargli era arduo e totalmente rivoluzionante. C’era da svincolare la rivista dall’immagine che rappresentava, per poi posizionarla senza alzare troppi polveroni, sotto un’altra luce. Da hippies a yuppies. Da figli dei fiori a uomini in giacca e cravatta.
McElligott accetta, e come si accetta la sfida in perfetto stile americano? Con sense of humour.
L’umorismo smonta;  aveva intuito che un cambiamento non può essere poi così criticato se è un cambiamento che ti fa sorridere.

La campagna da lui adottata di chiamava “Perception and Reality”. In analisi due immagini a confronto, in antitesi tra loro tra percezione e realtà. L’immagine di alcune monetine affiancata a quella di una carta di credito, un topolino vicino un mouse da computer spiega senza bisogno di dire nulla che i tempi sono cambiati, il passato è da rievocare come una percezione vissuta, ma è la realtà che si gioca nel presente. Pochi elementi, immagini di oggetti alla portata di tutti, un tipo di umorismo a portata universale perché formato da prodotti che tutti potevano avere o quantomeno conoscere. Spiazzante e preciso. Povero di materiali ma ricco di contenuti.

Signori è questo fare pubblicità; avere pochi elementi ma che assemblati formano un messaggio. E far passare il  messaggio è lo Zenit di ogni pubblicitario che ha come scopo ultimo la comunicazione.