“La prima medicina, l’infinito Amore.” [S. Giuseppe Moscati]

Tra le preghiere dei napoletani, nel loro cuore San Giuseppe Moscati, il medico santo, è secondo solo a San Gennaro. Ed è forse il primo nei momenti di disperazione più intima e privata.

Ormai tutti conoscono la vita, i luoghi. Nato a Benevento nel 1880, morto a Napoli nel 1927… Che senso avrebbe raccontare ancora una fredda biografia, un elenco spento di date ed eventi, seppure testimoni di un talento che va oltre la santità, che si spinge verso una genialità senza pari: a soli 17 anni, ad esempio, consegue il diploma con ottimi voti al “Vittorio Emanuele” di Napoli, a 23 anni la laurea in medicina “summa cum laude” e diritto alla stampa, e a distanza di qualche mese era già al lavoro presso l’Ospedale degli Incurabili. Raggiunge la fama persino all’estero, grazie all’insegnamento accademico e a varie pubblicazioni.

Ancor più che per i meriti di medico, Moscati si faceva notare e si fa tutt’oggi ricordare per la sfrenata passione verso il prossimo. Tra Napoli e i paesi vesuviani vennero tutti a sapere in pochissimo tempo di come portò in salvo gli ammalati ricoverati in una succursale degli Incurabili a Torre del Greco. Durante l’eruzione del Vesuvio del 1906, salvò tutti quei pazienti dal crollo della palazzina.

Gli atti eroici fanno tanto parlare, ma l’altruismo di Giuseppe Moscati arricchiva soprattutto le piccole azioni quotidiane, quelle che di solito restano innominate. Attraverso l’assistenza costante del fratello affetto da epilessia aveva scoperto in giovinezza questa sua inclinazione alla filantropia, e la coltivò fino alla fine della sua vita con la continua cura degli indigenti dei quartieri popolari napoletani. Questo amore generoso lo guidava di porta in porta, alla ricerca di quelli che più avevano bisogno di lui, ma che mai si sarebbero azzardati a chiedere aiuto. Al servizio dei malati e dei poveri, curava chi soffriva senza chiedere nulla in cambio, nemmeno di ascoltare la parola del Signore: non predicò mai, semmai lasciò che le sue azioni fossero testimonianza di un Amore più grande, divino.

L’episodio che trasformerà significativamente la sua vita e cambierà per sempre l’immagine che la città percepiva di lui è l’accoglienza di una donna malata. Moscati si offrì di tenerla in casa sua, di curarla e di occuparsi di lei in tutto, senza chiedere alcun onorario, finché non avesse recuperato la salute persa. Da quel momento in poi i napoletani gli conferirono il titolo di “uomo più generoso della città”. Avrebbe potuto diventare molto ricco essendo medico, ma questa prospettiva non lo interessò mai. Avrebbe potuto occupare alte posizioni, magari come professore di medicina firmatario di grosse scoperte scientifiche, ma per lui la ricerca medica era sempre subordinata alla fede: “non la scienza ma la carità ha trasformato il mondo”. Parole di un rivoluzionario, che cambiò per qualche anno la Napoli di inizio Novecento col proprio amore.

Moscati scelse la castità, giurandolo alla Vergine, e viveva con la sola compagnia della sorella Anna, sua assistente nella professione. Oltre le visite, la vita dell’uomo era molto solitaria. Seduto alla propria scrivania, durante i suoi studi o mentre prendeva un attimo per riposarsi, la casa gli sarà sembrata qualche volta vuota, senza una voce a riempire d’amore gli spazi. E invece l’amore donato popolava la sua casa e quello ricevuto in cambio dai più semplici era forse persino più grande, e più eterno: resiste tutt’oggi. Per questo quando amore chiama, amore risponde, e così, anche oltre la morte, arriva altro amore, sotto forma di quello che per semplificare viene chiamato santità.

Exvoto_Moscati_nbdv

Ex voto per San Giuseppe Moscati , Gesù Nuovo – fonte: wikipedia

Come le sue azioni sono passate di bocca in bocca, così la salma di Giuseppe Moscati, dopo la sua morte inaspettata e indesiderata ad appena 46 anni, passò sotto gli occhi di tutti i napoletani, appartenenti a tutti i ceti sociali, andati a porgergli l’estremo saluto. Al momento del suo funerale, erano già tutti d’accordo nel chiamarlo Giuseppe Moscati “il medico santo”. Oggi, se vi trovate in giro per il centro storico di Napoli a fare una passeggiata, potete anche voi andare a fargli una visita. Nella chiesa del Gesù Nuovo troverete sempre qualcuno assorto in preghiera di fronte alla sua statua in bronzo; sul lato destro del transetto avrete accesso all’Oratorio di Giuseppe Moscati, nel quale sono state ricostruite la sua camera da letto e il suo studio, e sono inoltre presenti le cose della sua vita quotidiana insieme a decine di ex voto che la gente ha appeso in bacheca dopo aver ricevuto un miracolo. Tra i tanti oggetti ce n’è uno che cattura l’attenzione di tutti, e che a me ha sempre fatto commuovere per la sua gentilezza nel richiedere aiuto. Un cappello con la scritta “Chi può lasci, chi non può prenda”.