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Lucariello:“Tommasì scetate, song e nove, eh se e nove,  e’ nove e un quarto
Tommasino: “ A ‘zuppa e laaatt!

Ieri 27 novembre 2015 si è spento Luca De Filippo a soli 67 anni, in seguito ad un male incurabile degenerato in pochi mesi.
Abbiamo appreso così la notizia, fredda e veloce, della scomparsa di Luca De Filippo, figlio del Grande Eduardo.
Per noi altri, come il padre era Eduardo, lui era Luca: quel rapporto confidenziale che noi napoletani sappiamo instaurare con i nostri fratelli illustri ci da il diritto di chiamarli per nome, come se facessero parte della nostra casa, del nostro quotidiano; per noi Pino Daniele era Pinuccio, De Filippo era Eduardo, Troisi era Massimo e Luca è Luca, non ti puoi sbagliare.
defilippo luca e eduardo
La nostra città, la grande Madre(cit. De Crescenzo), ci fa andare in scena tutti i giorni, e oggi si è chiuso un sipario, uno di quelli difficili da chiudere, perché mentre il drappo rosso fa la sua corsa per raggiungere l’altro pezzo del sipario, si inceppa, si inceppa come quel nodo alla gola che ti viene quando guardi la bellezza di Napoli: in tanta bellezza ci trovi la violenza, l’arroganza, la prepotenza, ma sai che quella bellezza è più forte di tutto, può rompere tutto, ed è di questa bellezza che faceva parte Luca De Filippo.

Un ragazzo che comincia a calcare le tavole di legno a soli 7 anni, anche se probabilmente lui ci è nato in teatro, con il peso di un cognome che non ti lascia troppo spazio alla critica positiva, con l’umiltà di chi sa di dover far i conti con l’illustre padre dal quale tuttavia riusciva a carpirne segreti, movimenti, pause e più passavano gli anni più Luca somigliava ad Eduardo: un passaggio di testimone che una generazione fa all’altra perché sa che il suo popolo non è pronto ancora a perdere questo messaggio di speranza che l’arte, la somma arte del teatro napoletano, doveva dare.
Non elencherò le commedie o i film in cui Luca ha partecipato, con il padre in vita o quelle che ha portato in scena fino ad un mese fa, prima che degenerasse la malattia che lo aveva già sfiancato, ma prenderò in prestito tutte le espressioni, le facce, le rughe, i messaggi, le risate, dolci e amare, la bontà e la genialità che la famiglia De Filippo ha regalato a Napoli, anche se a volte Napoli non la meritava.
Si chiude un sipario, un altro, con la poesia che si porta dietro questa perdita.

Potrei invitarvi a guardare 100 commedie dove Luca ha recitato, ma non lo farò, vi chiedo solo di ricordarlo come una persona cara, come Pino, Massimo, Totò, Eduardo, Peppino , come Luca.